Confererenza: Maria e l’educazione dei giovani di oggi

31 de Agosto, 202414:45 - 15:30Auditório
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Non è possibile iniziare questa riflessione senza alludere al sogno di Don Bosco, noto come ‘Sogno dei Nove Anni’, che racchiude il tema generale di questo congresso e che costituisce un’icona ispiratrice dell’identità e della missione dell’intera Famiglia Carismatica per lui. fondato. Si tratta soprattutto di una sintesi programmatica del metodo educativo salesiano: il ‘Sistema Preventivo’, che diventa metodo pedagogico e, a sua volta, spiritualità, poiché è qualcosa di più che una tecnica, è uno stile di vita. Pertanto Piera Cavaglià (FMA) dirà che:

«Il sistema preventivo è vita, esperienza in cui [l›educatore] si trova immerso, stile di relazione, maternità educativa, nella logica di un impegno rivestito di affetto e di cura amorevole […] Il suo obiettivo è orientare le persone verso la qualità di una vita cristiana impegnata e. come tale, aperto alla solidarietà sociale, secondo la formula classica di Don Bosco: ‹Buoni cristiani e onesti cittadini›”. 109

Don Bosco ‘impara’ questo metodo e questa spiritualità preventiva, cioè li fa propri, entrando alla scuola di Maria, Madre e Maestra, che il Signore Gesù gli ha dato all’inizio del suo cammino. Molte sono le fonti carismatiche che evidenziano l’ispirazione mariana del ‘Sistema Preventivo’. 110 In diversi libri, sia di mariologia che di spiritualità mariana, anche non salesiani, la figura di Don Bosco è indicata come una ‘vita mariaforme’, 111 cioè ‘una vita guidata da María’. 112 Il sogno stesso, conosciuto come ‘sogno di nove anni’, in realtà è un insieme di successivi sogni e visioni che unificano tutta la sua vita attorno al Maestro, che conduce all’amore misericordioso e operante di Cristo. Così lo percepiva lo stesso Don Bosco alla fine del 1887 durante la celebrazione dell’Eucaristia in occasione della consacrazione del Tempio del Sacro Cuore a Roma 113 . Sogno che divenne molto frequente all’inizio della sua vita, all’età di nove o dieci anni; a sedici, ventuno e ventidue 114 ; così come negli anni precedenti la fondazione della Congregazione Salesiana, quando essa aveva ventinove, trenta, trentuno, trentatré e quarantuno 115 , diventando sempre più sporadica 116 ma acquisendo a sua volta un’ampiezza di prospettive, come è il caso del sogno missionario del 10 aprile 1887. 117 p. Aldo Giraldo afferma che Don Bosco trovò in Maria tutto ciò che il suo giovane spirito desiderava e aveva bisogno per crescere: una fonte di vita, un modello insormontabile e la forza vittoriosa di Cristo 118 , che lo portò a guadagnarsi l’amicizia dei giovani più bisognosi e bisognosi. . e mettersi alla loro testa per guidarli a Cristo, fonte di ogni bellezza, verità e bontà, attraverso la pedagogia del cuore; quello che solo una mamma sa ispirare. Pertanto, lo stile educativo salesiano non può non essere mariano, perché è ispiratore della metodologia e della spiritualità che lo sostiene. L’educatore salesiano trova in esso “la sintesi concreta delle diverse componenti e la fonte vitale del suo dinamismo e della sua fecondità”. 119

L’educazione è un processo che mira a ‘far emergere’, in latino educere, che significa ‘far emergere’ ciò che di più genuino e unico c’è in ogni persona, ciò che vive nel profondo del suo essere, della sua identità. Basandoci sulla fede in Gesù Cristo, crediamo che ciò che di più genuino e unico in ogni essere umano è la sua identità creaturale e il suo essere “figli nel Figlio” (cfr Ef 1,5; Gal 3,26). Ciò che abita nella parte più intima di te è la tua filiazione divina, il tuo essere creato per essere in comunione con Dio e con tutta la sua creazione. Crediamo che al di fuori di Dio non esiste vita né felicità che duri. Ecco perché l’educazione cristiana è sempre partecipazione alla lunga gestazione dei figli di Dio. L’educazione cristiana, quindi, non è altro che partecipazione alla missione educativa di Maria che, secondo san Giovanni, è strettamente legata alla sua “maternità spirituale” verso l’intera umanità. Nel testo di Giovanni 19,26-27 il Signore Gesù dall’alto della croce dice alla Madre: “ecco tuo figlio” e al discepolo amato “ecco tua madre”. Non è questo il momento di soffermarsi sull’esegesi di questa importantissima pericope biblica, ma è opportuno ricordare che queste parole sono «Parole dell’Apocalisse, sia dell’identità di questa donna, sia dell’identità dei seguaci di Cristo. In altre parole, è volontà di Cristo che i discepoli di tutti i tempi partecipino alla sua filiazione divina, partecipando anche alla filiazione mariana. In forza dello Spirito di Cristo, Maria è, per così dire, il grembo materno dei “appartenenza” alla Famiglia di Dio. Non semplicemente in senso platonico, ma che, al momento della morte di Cristo, essa fu in qualche modo una personale via di transito dell’actio personalis ipsius Christi, attraverso la quale Egli donò alla Chiesa il suo pneuma: forza operante e mediatrice che «fa emergere ‘ l’identità del ‘figlio nel Figlio’. 120

Maria, infine, per volontà di Cristo, diventa madre della nuova umanità che nasce per i meriti del suo sangue redentore. Ella, quindi, come madre, non ha solo un ruolo nella «generazione dei figli» (cfr Ef 4,24) nel far emergere l’immagine di Cristo (cfr Gal 4,19), ma nell’intero processo vitale e processo esistenziale di configurazione con l’identità più profonda che ogni essere umano ha impresso nel proprio essere: il Figlio eterno del Padre. Maria, come ‘Madre spirituale’, o ‘Madre nello Spirito Santo’, diventa ‘educatrice’, Maestra che collabora con lo Spirito del Signore affinché, secondo le leggi naturali create dal Padre, cresca l’immagine di Cristo ogni essere umano.

Don Bosco nel cosiddetto ‘Sogno dei nove anni’ ricevette una rivelazione privata dal Signore nella quale Dio gli permise di prendere piena coscienza di questa identità mariana di Madre e Maestra, e fu invitato ad entrare nella sua scuola. In altre parole, non solo lasciare che Maria continui ad educarlo, configurandolo con Cristo, ma partecipare al suo ‘ministero’ nella Chiesa, quello di maternità/paternità che Ella educa, soprattutto quei figli che il ‘mondo’ considera come perduto. Nessuno più di Maria sa che lo Spirito del Figlio suo guarisce i cuori e li conduce alle sorgenti della vita in abbondanza (cfr Gv 10,10).

Come figli e figlie di Don Bosco, vi invito a fare un piccolo esercizio: entrare alla scuola di Maria, per imparare da Lei, dal suo percorso, come essere educatori salesiani oggi; come educare i giovani di oggi alla maniera di Maria. Per fare questo ci chiediamo: chi è questa donna? Come ce lo presentano i vangeli, come ce lo presenta la Chiesa fin dalle origini del cristianesimo? Poiché, in fondo, i Vangeli sono la memoria della Chiesa nascente, che è scritta per i credenti di tutti i tempi. Ci chiediamo: come la Chiesa le ricorda la prima ora? Chi risponde molto chiaramente a queste domande è l’evangelista San Luca, nella prima parte del suo Vangelo, che impropriamente viene chiamata teologia dell’infanzia, poiché in realtà è teologia della croce, e così dovrebbe essere chiamata: theologia crucis. . Sappiamo tutti che Luca ha scritto i testi sull’infanzia di Gesù dopo aver narrato la morte e risurrezione di Cristo, poiché le origini di Gesù si apprendono solo alla fine del suo viaggio. Questi dati evangelici collocano Maria all’interno della fede cristologica, non come il suo centro, ma ad essa intimamente legata.

Nel testo di Luca 1,26-38,13 Maria è presentata in modo convenzionale, ma allo stesso tempo attira l›attenzione sul fatto che mancano dati convenzionali. Si può vedere che il narratore riduce intenzionalmente i dati, lasciando il personaggio in buone condizioni per una creazione narrativa, poiché ci sono meno dati convenzionali, dando all›autore più possibilità di evidenziare gli elementi che esprimono la sua essenza. Ad esempio, il testo non menziona la casa paterna di Maria, né il suo clan di appartenenza; la città non è un dato identificativo, ma un dato situazionale, “l›angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret”. Questa è una presentazione molto ampia, con pochi dettagli. Il narratore ci propone una foto in primo piano, poiché ne ha ritagliato l›intero contesto. Vorremmo che Lucas ci offrisse maggiori dati e informazioni sulla futura madre di Dio, ma il narratore ci offre i dati minimi ma essenziali, cercando di aiutare il lettore a comprendere l›identità autentica e profonda di questa giovane donna. Possiamo dedurre che, secondo San Luca, l›identità di una persona, pur condizionata da parametri biologici, culturali e sociali, è la dimensione spirituale e trascendente che ha un ruolo ‹determinante› nella costruzione di chi quell›essere è realmente. Nel caso specifico di Maria di Nazaret, secondo l›evangelista, è il processo di fede, cioè il dinamismo di accoglienza e di risposta a Dio, che andava configurando e dando consistenza all’identità di questa giovane, poiché per Autore sacro, il tratto principale e caratterizzante di Maria è la sua fede attiva e passiva, manifestata particolarmente nella beatitudine ricevuta dalla cugina Elisabetta (cfr Lc 1,45), da cui è stato costruito il primo titolo che la Chiesa ha attribuito a Maria: donna credente.

“Nel sesto mese, l’ἄγγελος [il messaggero-emissario di Dio] fu inviato in una città della Galilea chiamata Nazaret ed entrò dove una παρθένον [giovane donna] era sposata con un uomo di nome Giuseppe, che era un discendente di Davide; e il nome della vergine era Maria» (vv. 26-27).

Maria si presenta nella storia umana con coordinate cronologiche e geografiche ben precise. L’autore sacro lo colloca in un tempo concreto, «nel sesto mese» 121 e in uno spazio specifico, «una città della Galilea chiamata Nazaret». Si tratta di dati non solo informativi, ma teologici: Dio è entrato nella storia umana, si è fatto come noi, nascendo da donna (cfr Gal 4,4). Secondo i dati biblici, Maria non è un semidio, una divinità femminile. Parla di una ragazza che è nella storia proprio come lo siamo noi adesso. Il tuo mondo è il nostro mondo, è il mondo del lettore. Dal “andiamo”, Maria apprende dallo stesso messaggero di Dio che per edurre l’identità più profonda della persona umana è necessario entrare nella sua storia concreta, con le sue fatiche e vicissitudini. L’annuncio che Dio fa a Maria tramite il suo messaggero avviene in modo insolito per le attese religiose del tempo. Tanto per cominciare, questa rivelazione di Dio non avviene nel tempio, nel santuario, come avvenne con Zaccaria, nemmeno a Gerusalemme, la città santa (cfr Lc 1,8-11), nemmeno nella regione di La Giudea, regione di popolo molto stimato a livello religioso. Dio avviene in un’area periferica, semipagana, dove vivono persone che non sono ben viste, che non godono di una buona reputazione perché sono in contatto permanente con persone di menti diverse e che adorano altri dei (cfr Gv 7,41.52). ). Dio offre la buona notizia nella Galilea delle genti, in mezzo a un popolo che cammina nelle tenebre (cfr Mt 4,12-16). Il messaggero di Dio non è stato inviato in una grande città, in una metropoli di allora, è stato inviato a un piccolo popolo di Nazaret, che, prima di questo evento, non era stato menzionato nemmeno una volta nei testi biblici (cfr Gv 1,46). ).

Questi versetti ci offrono anche altri due fatti su questa donna, è una giovane vergine che era sposata, il suo nome era Maria. Insieme al nome, l’autore racconta la situazione personale ed esistenziale di quella persona. I testi biblici da noi utilizzati traducono solitamente il termine greco παρθένον, come Vergine, al quale solitamente diamo un’interpretazione restrittiva, restringendone il significato alla sfera sessuale. Al contrario, l’autrice, quando ci dice che è una παρθένον, ci dice che è una giovane donna, una persona che sta vivendo il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Non è più una ragazzina, ma non è ancora una donna, non è sposata in senso stretto, poiché non conosce un uomo; è una giovane donna che attende il giorno delle nozze, anche se già impegnata con qualcuno con cui non ha avuto rapporti coniugali. 122 Si tratta di una donna che si trova all’inizio dell’età adulta. Secondo la tradizione biblica, il nome di una persona ne condensa l’identità, poiché ne riassume il passato in ordine al presente e ne annuncia il futuro in termini di una determinata missione. Il narratore la presenta con il suo nome, nome che poi si riempirà di significato quando sarà pronunciato dal messaggero di Dio (v. 30) che, salutandola con il suo nome, le dona la sua identità-missione. Non si tratta di un’identificazione sociale o religiosa, è piuttosto l’identificazione di un tempo opportuno che si apre in lei e con lei, perché con la sua libera adesione diventa persona chiave e protagonista del cambio d’epoca e della novità messianica che è in marcia. Alcuni artisti, facendo riferimento all’identità simbolica di Maria, che riflette e mostra il tempo nuovo, il tempo messianico, la dipingono come il nuovo e autentico roveto ardente, che arde di zelo per la casa di Dio (cfr Sal 69,9), arde senza consumarsi, come brucerà il frutto del tuo seno, Gesù (cfr Gv 2,17). 123

Nei versetti 28-30, san Luca afferma che il messaggero di Dio entra in dialogo con la creatura umana Maria di Nazareth, salutandola con l’espressione che alle orecchie del tempo risuona con le profezie messianiche fatte alla Figlia di Sion, 124 invitata alla gioia e alla gioia, perché il Signore era in viaggio per venire a liberarla dai suoi oppressori. Con questo dialogo tra il messaggero e Maria, l’autore sacro non intende che il lettore venga informato sul fatto, su come ciò sia avvenuto. Vuoi che il lettore del Vangelo entri nel mistero che si sta rivelando. Una prima verità teologica che scopriamo attraverso questo testo è che Dio concepisce ogni persona umana, rappresentata nella figura di Maria, come un interlocutore. Pur essendo Dio, onnipotente e onnisciente, decise di incontrare una giovane donna inesperta e insignificante per la sua condizione femminile, la sua età e la sua situazione geografica, alla quale l’autore non attribuisce nemmeno una casa paterna o un clan a cui appartiene. Parafrasando diremmo che Maria ai suoi tempi era “una Maria nessuno”. Molti di noi, se fossimo stati lì, si sarebbero chiesti: chi è costui? da dove viene? Qualcuno sa chi è? che merito ha lei di essere stata scelta per essere la madre del Messia? essere stato il favorito di Dio (κεχαριτωμένη). Che bellezza c’era perché Dio si lasciasse incantare da lei e attirasse su di lei il suo favore? Lasciamoci trasportare da queste domande, risponderemo poco a poco.

Zacarias è il primo ad essere interrogato dal messaggero di Dio, a sua volta María viene presentata come la prima giovane donna che viene interrogata ed entra in dialogo con Dio. Entrambi sono per San Luca una controfigura teologica. Zaccaria, da uomo, adulto e sacerdote, secondo la cultura umanistica e religiosa di quel tempo, era più preparato a comprendere ed entrare nei misteri di Dio e, però, non li capiva, non riusciva ad entrare nel mistero , finché il compito non è stato portato a termine. che gli era stato annunziato nel tempio. Mentre la giovane di Nazaret, meno preparata, vuoi per la sua giovane età e/o per la sua condizione femminile, ad accedere alle cose sacre, entra in dialogo con il Dio di Israele, e con la sua disponibilità entra nel dinamismo del mistero salvifico . Maria rappresenta ciò che è fragile, ciò che è debole nella cultura umanista di quel tempo, mentre Zaccaria rappresenta il più forte, il più sicuro, il meno vulnerabile. Ma lui che aveva tutto per riconoscere e comprendere Dio resta in silenzio, mentre Maria dialoga, interroga, accoglie e canta le meraviglie che Dio compie. Cosa fa sì che uno rimanga in silenzio e l’altro canti? Il processo di fede, che non consiste nel processo di comprensione intellettuale del messaggio di Dio, ma nella disponibilità a fidarsi, a credere che nulla è impossibile a Dio, (v. 37), è apertura alla novità e all’inedito perché è sa che Lui può agire quando vuole e come vuole (cfr Gv 3,8). Zaccaria, sentendosi così sicuro di come agisce Dio, come accade a tanti adulti e professionisti della fede, avrebbe potuto cadere nella tentazione di addomesticare Dio e il suo progetto, perdendo la capacità di riconoscere Dio nella novità e nella potenza inaudita di una moglie anziana . concepire un bambino.

Da un lato, dobbiamo dire che il fatto stesso di dire che Maria è umanamente una “Maria Zé nessuno”, ratifica l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non dipende dal merito umano. Egli ci ama e sta con gli esseri umani, perché lo vuole, perché ama con fedeltà e misericordia, non per ciò che gli diamo, ma per quello che siamo ai suoi occhi: figlie e figli molto amati. Amore che è stato sintetizzato nel capitolo 2 del libro di Osea e portato alla sua massima espressione nella Croce di Cristo.

D’altronde possiamo chiederci: perché proprio lei? Perché non si trattava di un’altra giovane, magari figlia di un sacerdote o di un sommo sacerdote o di un’altra casa paterna rilevante o di un’altra città più importante? Perché lei e non qualcun altro? Cercando di rispondere a queste domande logiche e umane, possiamo chiederne altre come: cosa attira il favore di Dio? Cosa è gradito a Dio? Troviamo la risposta nel libro del profeta Isaia 58, 6b-12, che sarà poi condensato nel dogma dell’Immacolata Concezione. Secondo Isaia, il modo di procedere che piace a Dio è quello del giusto, che libera i prigionieri e coloro che sono imprigionati ingiustamente, che dà la libertà agli schiavi e a coloro che sono maltrattati. Colui che pone fine all’ingiustizia, condivide il pane con gli affamati, dà rifugio ai poveri e veste gli ignudi. Secondo il profeta, chi vive così risplenderà come la luce dell’alba, le sue ferite saranno guarite, la giustizia e la protezione di Dio non lo abbandoneranno, il suo corpo avrà vigore e il suo giardino fiorirà come un prato, risate e gioia fioriranno. accompagnarlo. Sappiamo che Maria fu riconosciuta dalla Chiesa come la donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo (Ap 12,1), perciò visse come l’uomo giusto, che avere frettolosamente con la cugina Elisabetta, che sta dalla parte dei piccoli e degli umili (cfr Lc 1,46-55) e che si muove con totale disponibilità per fare il bene e venire incontro ai bisogni degli altri (cfr Gv 2,1- 11). Per questo e molto altro Maria è immagine esemplare che educa con la sua vita, è immagine compiuta di ciò che siamo chiamati ad essere ed esempio di ciò che possiamo diventare. In Lei, come in un Maestro, vediamo riflessa la ‘meta’ del processo educativo e il Maestro che ci indica la strada: ‘Fate quello che vi dirà’ (Gv 2,5).

Dal v. 28 risulta chiaro che è Dio a dare identità a Maria, in una scena in cui la protagonista è Lei e le affermazioni sono del messaggero, quindi, di Dio stesso. Ciò che dice il messaggero, lo dice Dio, e se è Dio a dirlo, merita la massima fiducia. Pertanto, tutto ciò che gli altri dicono di Maria ha valore solo se è messo in relazione con ciò che Dio dice di Lei. Ciò spiega la confusione della giovane al saluto del messaggero, poiché prende coscienza di chi è chi parla e, quindi, dell’originalità e della densità del saluto che sta ricevendo. Questo versetto ci offre un’altra chiave di lettura per imparare a essere educatori alla maniera di Maria, poiché Ella ha imparato dallo stesso messaggero che nel processo educativo il protagonista è Dio, è il suo Spirito. Altre parole come quelle dell’educatore salesiano hanno valore solo se sono in funzione di ciò che Dio vuole fare con quella persona, hanno significato solo se sono in consonanza e in funzione con ciò che Dio ha detto. Nessun educatore può ritenersi protagonista del processo educativo, ma solo semplice mediazione dello Spirito del Risorto. Per fare questo sarà necessario «custodire nel tuo cuore», come ha fatto Maria (cfr Lc 2,19), tante cose che accadono nella tua vita e in quella dei tuoi alunni finché il Signore non ti permetterà di vedi il percorso che dovresti seguire. Intanto voi siete chiamati a rimanere nella Parola e nella ricerca del Signore, come la moglie del Cantico dei Cantici.

Nei vv. 31-35, il messaggero di Dio annuncia a Maria la missione che si concentrava nel suo nome: concepirai, partorirai e porterai nome Gesù. Ella parla con il messaggero, chiede come avverrà tutto questo, dimostrando la sua incapacità, non so uomo (v. 34). Non dubita che Dio possa farlo, si chiede solo come sarà, poiché non ci sono le condizioni umane perché accada ciò che viene annunciato. Poiché Maria è riconosciuta dalla Chiesa come figura correlativa ad Abramo, poiché di lui fu detto: «Credette contro ogni speranza», e di Lei fu detto: «Felice te perché hai creduto»; Contemplandola nelle testimonianze bibliche, la scopriamo come una giovane determinata, che interiormente si interroga sul significato del saluto, e interroga Dio, attraverso le sue mediazioni, su come si realizzerà ciò che annuncia e promette. In esso la Chiesa contempla il dinamismo credente di una giovane che mette tutte le sue energie umane nel comprendere e far proprio ciò che Dio le propone nella storia concreta, in un continuo esercizio di lettura credente degli avvenimenti, piccoli o grandi che siano. Nel v. 35, san Luca mostra che lo Spirito Santo, simboleggiato nell’immagine dell’ombra che l’accompagna, e della presenza di Dio che è in Lei, fa di Maria la sua dimora permanente, abitando il suo essere come in un tempio. Fu questa presenza a stimolare nel suo grembo tutti i processi biologici necessari per compiere la sua missione: concepire, dare alla luce e nominare il Figlio di Dio. Questa azione dello Spirito Santo nella giovane di Nazareth è stata possibile attraverso il suo consenso, come atto unico e personale della sua libertà umana. Maria, senza comprenderlo affatto, come attestano i testi biblici, ha collaborato con l’azione dello Spirito Santo, ponendo tutta la sua esistenza al servizio della Persona divina. Come giovane donna attiva, impegnata nella realtà del suo popolo e del suo Dio, Maria, nell’esercizio della libertà responsabile, ha offerto il suo corpo e la sua sensibilità femminile sotto forma di cooperazione umana al progetto di Dio. Possiamo dire che ella ha donato con la sua vita ciò che i discepoli hanno detto con la loro voce dopo l’esperienza pasquale: «Non ho né oro né argento, ma ti do tutto quello che ho: nel nome di Gesù di Nazareth, cammina! (Atti 3:6). Maria rimane nella Chiesa come il modello perfetto dell’uomo ‘saggio’. Dopo aver pronunciato il suo ‘fiat’ mediante la fede e aver accolto prima nel suo cuore e poi nella sua carne il Figlio di Dio, ha iniziato un cammino educativo che le ha permesso di accompagnare suo Figlio fino alla Croce e tutti coloro che sulla croce di Cristo unirsi alla famiglia di Dio. 125

«Nei versetti 36-37 l›autore sacro offre due fatti, uno storico: “anche tua cugina Elisabetta”, e l›altro teologico: “nulla è impossibile a Dio”, con cui sottolinea l›immersione di Maria nella fede di Israele. Quest›ultima è una frase molto attuale nella storia salvifica di Israele, poiché questa frase è ciò che il messaggero di Dio dice a Sara in Gen 18,14. Con questa affermazione, non le sta solo dicendo che niente è difficile per Dio, le sta indicando una strada: mettiti in linea con il tuo popolo. Mettiti nella fede di Abramo, nella fede che hanno attraversato i tuoi genitori. Siamo abituati a leggere e interpretare in fretta che, poiché Dio è onnipotente, darà alla luce un figlio da una giovane donna che non ha avuto rapporti sessuali con nessun uomo, ma il testo trasmette una verità più profonda che non esclude quest›ultimo. È un invito a entrare nel dinamismo dei loro patriarchi, nell›origine del loro popolo che ha cominciato da Dio nulla è impossibile (cfr Gn 18,14) che ha dato alla luce un figlio a cui è stato dato nome Isacco, che significa: Dio ha fatto io sorrido.

La risposta che Maria dà all’inviato di Dio nel v. 38, Ecco la serva del Signore, apparentemente in contraddizione con il modo in cui l’angelo la tratta, poiché si rivolge alla giovane di Nazaret con un discorso degno di una grande Signora: Ave! Oggi diremmo che si trattò di un trattamento degno della regina madre, poiché per il mondo ebraico il saluto che il messaggero le rivolse è il saluto rivolto a Gebira 126 che, a sua volta, è correlativo al modo in cui si rivolge a se stessa la sua parente Isabella a Maria: “Dove mi è dato che la madre del mio Signore venga a me?” (v.43).

L’attualità di Maria è data dalla sua accoglienza della Parola di Dio, la quale è stata accolta a tal punto che nel suo grembo si è fatto carne, come suo Figlio e Figlio di Dio. La risposta di Maria è di adesione all’identità che il messaggero le ha indicato come sua missione. La sua disponibilità a Dio non ha nulla a che vedere con la sottomissione schiava, ma con l’adesione libera e amorevole alla volontà del Dio del suo popolo. È una risposta data non dalla forza personale, ma dalla fiducia in colei che le ha dato questo dono vocazionale, questa identità: come madre del Signore. Per il teologo spagnolo M. Navarro il sì della giovane di Nazareth è stato possibile perché tra Dio e Maria c’è un discorso comune: entrambi dicono la stessa cosa perché hanno lo stesso desiderio profondo. Dio, dalla sua eternità; Maria, in tempo. Per l’autore, il fatto che Dio e Maria abbiano lo stesso desiderio significa che hanno lo stesso Spirito, la cui origine e identità è divina, ma che abita il tu di Maria e rende possibile ad entrambi pronunciare la stessa Parola: il Figlio nella storia. , in quanto entrambi generati, l’uno nell’umanità e l’altro nella divinità. 127

Il teologo De Lubac afferma che i testi sulla ricerca dello Sposo contenuti nel Cantico dei Cantici si adattano meglio a Maria, proprio perché in Lei si realizza la perfezione della ricerca e del desiderio. Maria è il modello della Chiesa giovane che cerca e contempla Dio in tutto ciò che fa e dice, così come una giovane donna appassionata e piena di vitalità cerca il suo amato 128 . L’educatore salesiano, quindi, è una persona in costante ricerca di Dio e della sua volontà, per questo, come uomo e donna saggi, è capace di sintonizzarsi con lo Spirito e di coglierne i segni nella storia. Come Maria che prevede; piuttosto vede, intuisce la presenza e la volontà di Dio; prima di conoscere e comprendere, è capace di presentire, di sentire prima che i sensi naturali lo percepiscano. Nell’amore, Maria “conosce” prima di comprendere; il suo sguardo materno guarda e vede ciò che è invisibile agli occhi degli altri. È l’esperienza della sua capacità femminile valorizzata dalla Ruah di Dio, che la rende capace di intuire, anticipare e predire il Regno che Dio vuole instaurare attraverso il suo “sì”. Senza sapere in alcun modo come ciò sarà possibile, agisce prestando il proprio consenso. Così la presenta l’evangelista san Giovanni, nel racconto delle nozze di Cana, come la donna che prevede l’ora del Figlio. 129 Accogliendo lo Spirito Santo, Maria realizza in sé la speranza teologale, nella forma più piena e densa. . Diventa il terreno del compimento della promessa divina, il luogo nel quale e attraverso il quale il domani della Grazia viene a piantare la sua tenda, facendone l’Arca della nuova alleanza. La pedagogia salesiana è una pedagogia del cuore, poiché scaturisce da un cuore appassionato di Dio e che è in sintonia con ciò che vive nel cuore del giovane a cui si rivolge. La pedagogia salesiana è simile alle viscere di una madre, che si muove e si muove finché tutti i suoi figli sono sani e salvi nella casa del Padre. L’educatrice, come una madre frettolosa, non imprigiona i suoi figli accanto a sé, lascia che siano liberi e li aiuta ad esercitare la loro volontà affinché, nell’uso sano della loro libertà, conoscano e intraprendano il cammino impegnativo ed entusiasmante alla casa dei genitori.

Il “sì” di Maria, reso assolutamente personale e creaturale, che ha dato inizio al processo biologico con cui Dio si è fatto uomo, è avvenuto per la presenza dello Spirito Santo, che alcuni autori indicano come desiderio in senso proprio, desiderio con la maiuscola, che dimorando in Maria ha realizzato l’unità tra il Padre Creatore e la giovane donna di Nazaret, per farne la Theotokos, la Madre di Dio. Lo Spirito, per volontà del Padre, nell’Immacolata Concezione di Maria ha anticipato su di Lei gli effetti della grazia redentrice di Cristo, imprimendo in lei un desiderio di trascendenza, che la rende capax Dei, capace di riconoscere Dio nell’inedito e di rispondere alla sua azione salvifica Volere. e autocomunicativo, allo stesso modo in cui vengono potenziati tutti coloro che, dopo la Pasqua di Cristo, si sono aperti al suo Spirito. 130 Questa presenza dello Spirito Santo in Maria, fin dall’inizio della sua esistenza, non ha reso la sua risposta meno ‘personale’ e libera; come se fosse stato “manipolato” da Dio; Al contrario, è Dio che pone ancora una volta le premesse necessarie, ontologicamente parlando, affinché la libertà dell’essere umano esista e possa entrare nel gioco dialogico della grazia. 131

Il Dio che si rivela ed entra in dialogo con Maria non ha nulla a che fare con una ‘divinità’ che cerca la passività della creatura ma è un Dio, Uno e Trino, che crea le possibilità per un autentico dialogo salvifico tra il Creatore e la creatura , che permette a quest’ultimo di andare oltre il determinismo fattuale della storia racchiusa in se stessa. È il Dio che si rivela nella storia, creando un essere spirituale e personale dotato del potere oboedientialis, cioè della capacità di ricevere ciò che Dio vuole comunicarci. 132 Dio apre la storia, condensata nella giovane Maria di Nazaret, verso orizzonti insondabili per l’essere umano; lo realizza abitando in esso (cfr v. 35), in modo tale che esso è realizzabile solo per l’Onnipotente e Creatore. Abitazione che permette a Maria di essere pienamente quella che è, una giovane donna, e di rispondere come tale; a sua volta, permette a Dio di rimanere Dio, il Tutto Santo. Il principio antropologico, Gegen-satz, «solo un sé può essere un tu per l’altro» rimane in costante tensione con il principio altro, Grundsatz, «il sé grazie all’altro». 133 Solo chi ‘sa’ chi è, è in condizioni di riconoscere l’altro e di aprirsi per accoglierlo; Inoltre, solo chi possiede se stesso è capace di donarsi, di mettersi totalmente nelle mani degli altri senza smettere di essere quello che è, senza perdere la propria identità e autonomia, ed è capace di autodeterminarsi in funzione del bene della l’altro. Dio è l’unico che possiede se stesso in pienezza e può determinarsi in funzione della salvezza dell’uomo senza smettere di essere Dio. 134 Concludo pertanto che è attraverso la partecipazione a ciò che appartiene a Dio che Maria diventa la giovane donna che diventa definisce se stessa, 135 perché riconosce, direi ‘intuisce’ la sua identità più profonda, e dal possedere se stessa riconosce completamente l’Altro. , presente in lei e nella sua storia. Ella lo accoglie con la sua libertà giovanile e femminile, rendendo possibile allo Spirito del Padre e del Figlio di rendere “santo” il frutto del suo grembo (cfr Lc 1,35). 136 Ed è proprio la partecipazione a quello stesso dono dello Spirito Santo che la giovane di Nazareth è capace di possedersi e di autodeterminarsi in funzione di Dio e del suo popolo, pronunciando il sì umano che ha attivato il processo biologico e teandrico di l’Incarnazione del Figlio di Dio.

Il sì di Maria è stato la realizzazione dell’atto fondamentale del suo essere, una consacrazione operata dallo Spirito Santo che è rimasta intrinsecamente legata alla sua libera autodeterminazione. La sua incapacità di comprendere appieno ciò che stava accadendo o stava per accadere non escludeva la possibilità che la sua esperienza irriflessiva e trascendente di Dio e di se stessa fosse tutta orientata verso il suo rapporto «del tutto unico» con il Figlio di Dio, e da Lui con l’intero Trinità. Ricorda solo la sua domanda piena di meraviglia: come sarà? E la sua risposta credente: avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,34.38).

In breve: Maria è il modello che ogni essere umano, e in particolare i giovani, devono avere davanti a sé, non per copiarla, ma per ispirarsi al suo modo di vivere, contemplando in Lei ciò che un essere umano può realizzare. quando decide di entrare nel dinamismo di Dio. Finché non si vive per una causa, non si può comprendere cosa significhi la presenza viva e operante di Maria nella vita di tanti santi, soprattutto di Don Bosco e M. Mazzarello. Maria non è un dipinto sulla parete della camera da letto o un’immagine nella Chiesa, ma una presenza viva, che sostiene coloro che “soffrono” per le cause della giustizia, della pace e della ricerca di una vita migliore per tutti. Maria va vista e presentata come una giovane donna, libera e responsabile delle proprie azioni: il suo “sì” e la sua collaborazione alla Storia della salvezza è il grande segno di libertà e di responsabilità che traspare nel tempo; un segno eloquente per tutti coloro che sognano un mondo più umano, più Dio e il suo Regno. Maria non è solo espressione concreta della vicinanza di Dio nella lotta per la vita, ma anche modello e concretezza di alcuni valori decisivi per tutti i credenti, in particolare per i giovani di ieri e di oggi. Il mondo ha bisogno di giovani ed educatori contemplativi, sullo stile di Maria, capaci di interrogarsi e di meditare sulla direzione in cui va l’umanità, dove si trova Dio e cosa Dio cerca di dirci negli avvenimenti di questo tempo; giovani ed educatori capaci di impegnare tutte le loro potenzialità nella ricerca e nella costruzione del bene comune e dell’amicizia sociale (cfr FT nº2), un mondo sostenibile che includa e non escluda i più deboli del sistema. Giovani impegnati nella lotta contro il male e le sue manifestazioni; persone audaci e generose che non hanno paura della croce, perché sanno che Dio è più grande e più forte della morte.

109 P. CAVAGLIÀ, Il sistema preventivo nell’educazione delle donne. Esperienza pedagogica delle Hijas di María Auxiliadora, Madrid, CCS 1999, 28.
110 Cfr C. COLLI, Ispirazione mariana del Sistema Preventivo, Roma, LAS 1980.
111 Cf S. DE FIORES, Maria sintesi di valori. Storia culturale della mariologia, Milano, San Paolo 2005, 254-256.
112 Cfr COLLI, Ispirazione mariana del Sistema Preventivo, 5-8.
113 Vedi MB XVIII, pp. 340-341.
114 Vedi MB I, pp. 123-126; 244;305;382;424-426.
115 Vedi MB II, pp. 243-245;298-300;342;406; MB III, pp. 32-36.
116 Vedi MB XIII, pp. 536; MB XIV pag. 608; MB XVIII pp.73-74.
117 Vedi MB XVIII pp.73-74.
118 A. GIRAUDO, Gli appunti di predicazione mariana di don Bosco. Edizione critica, in «Ricerche storiche salesiane» 72/1 (2019) 120-121.
119 E. VIGANÒ, Maria rinnova la Famiglia Salesiana di Don Bosco, in «Atti del Consiglio Superiore» 59 (1978) 289, 30.
120 Cf A. SILVA CASTILLO, María y el Espíritu Santo, Montevideo, LEA 2021, 48.
121 Cf A. VALENTINI, Maria secondo le Scritture. Figlia di Sion e Madre del Signore, Bologna, EDB 2007, 89-105.
122 Questo evento avvenne nel sesto mese del concepimento di Giovanni Battista, dato offerto dalla lettura sincrona dello stesso vangelo di Luca, che nel v. 45 afferma che la parente Isabella è al sesto mese di gravidanza, e nei vv. 8-10 collocano il concepimento del Battista ai tempi in cui Zaccaria officiava come sacerdote nel tempio di Gerusalemme, più precisamente quando prese il turno del suo gruppo di sacerdoti, e specificatamente a lui di offrire incenso nel sancta santorum del tempio, poiché corrispondeva ad una settimana per ciascun gruppo di sacerdoti, cfr 1 Cro 24,19¸2 Cro 23,8.
123 Questa espressione greca usata nel vangelo di Luca e Matteo (Mt 1,23) richiede l’espressione ebraica Almah (Is 7,14b) che designa una fanciulla, cioè una ragazza che, a seconda del costume culturale e religioso del tempo , ha contratto un impegno matrimoniale, sebbene non sia stato ancora consumato. Ciò non è in contraddizione con la riflessione cattolica sulla perpetua verginità di Maria, ma aggiunge un elemento maggiormente tratto dalla Tradizione e dal Sensus fidei della Chiesa.
124 A. SILVA CASTILLO, Ritorno a Maria nelle Circolari di Madre Yvonne Reungoat Superiora Generale delle FMA 2008-2020, Roma, Instituto FMA 2020, 10.
125 Figura simbolica che rappresenta il popolo eletto da Dio, che i profeti annunciavano la venuta del Messia e chiamavano gioia nel Signore, cfr Sof 3,11. 14-15; È 12,6; Zac9.9.
126 Cf A. SERRA, Maria nell’educazione. Le coordinazioni biblico-teologiche, in M. Dosio – M. Gannon – MP Manello (a cura di), «Io ti darò la maestra…» Il coraggio di Educare alla scuola di Maria. Atti del Convegno Mariano Internazionale promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium», 27-30 dicembre 2004, Roma, LAS 2005.
127 Scelto da Dio per governare la nazione. “I posti vacanti in Israele sono caduti al popolo, posti vacanti finché non ti svegli, o Debora, finché non ti risvegli, o madre d’Israele”. (Giu 5,7), cfr VALENTINI, Maria secondo le Scritture, 79-87.
128 Cf M. NAVARRO PUERTO, María, la donna. Saggio psicologico-biblico, Madrid, Publicaciones Claretianas 1987, 77.
129 Cf H. DE LUBAC, La Iglesia y la Virgen María, en Meditación sobre la Iglesia, Bilbao, Desclée De Brouwer 4 1964, 328.
130 Cf B. FORTE, María, donna icona del mistero. Saggio sulla mariologia simbolica narrativa, Salamanca, Sígueme 1993, 271-273.
131 “L’autocomunicazione divina significa che Dio può comunicarsi al non divino, senza cessare di essere realtà infinita e mistero assoluto, e senza che l’uomo cessi di essere un essere finito, distinto da Dio” (K. RAHNER, Corso Fondamentale sulla fede . Introduzione al concetto di cristianesimo, Barcellona, Herder 1979, 151).
132 Cfr H. RAHNER, L’homo ludens, = Biblioteca di cultura religiosa 9, Brescia, Paideia 1969, 31-46.
133 Cfr K. RAHNER, La Trinità, = Biblioteca di Teologia Contemporanea 102, Brescia, Queriniana3 1998, 88-89.
134 Cfr W. PANNENBERG, Antropologia in prospettiva teologica, = Biblioteca diologista contemporanea 51, Brescia, Queriniana 1987, 205-211.
135 «Attraverso l’autocomunicazione [divina] non viene soppresso né negato ciò che prima si diceva circa la presenza di Dio come mistero assoluto ed essenzialmente incomprensibile […] Dio continua ad essere Dio […] Colui verso cui camminiamo e che lo rende possibile e sostiene da sola detta azione. Dio continua ad essere il santo […]” (RAHNER, Corso Fondamentale sulla fede, 151).
136 E. JOHNSON, Vera nostra sorella. Una theologia di Maria nella comunione dei santi, = Giornale di Teologia, 313), Brescia, Queriniana 2005, 77.
137 Cfr Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, = Biblioteca di Teologia Contemporanea 98, Brescia, Queriniana 21998, 606.

Relatori

Foto da Ir. Adriana Silva

Suor Adriana Silva

Orario e location

  • 31 agosto 2024
  • 14:45 - 15:30
  • Auditorium