Conferenza: Maria di Nazaret, maestra nell’arte del discernimento (Lc 1, 29.34; 2, 19.33.50-51)

31 de Agosto, 202409:30 - 10:15Auditorium
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“Il discernimento vocazionale non si realizza in un atto concreto…; È un processo lungo, che si sviluppa nel tempo, durante il quale è necessario mantenere l’attenzione alle indicazioni con cui il Signore precisa e specifica una vocazione esclusivamente personale e irripetibile… Maria stessa progredisce nella consapevolezza della sua vocazione a attraverso la meditazione delle parole che sente e degli avvenimenti che gli accadono, anche di quelli che non comprende (cfr Lc 2,50-51 )”.63

Luca ci ha lasciato un ritratto della madre di Gesù che precisa, in modo paradigmatico, che non è possibile mantenere la fede in Dio e la fedeltà al suo progetto senza rimanere attenti a ciò che accade, in continuo discernimento. Prima di essere chiamata a diventare la madre del figlio di Dio ( Lc 1,26-38), come quando lo diede alla luce a Betlemme ( Lc 2,1-20), lo presentò a Dio dopo quaranta giorni nel tempio ( Lc 2,22-40) o si perse, adolescente, a Gerusalemme ( Lc 2,41-52), Maria rimase attenta a ciò che Dio le chiedeva, senza trascurarlo solo perché non lo capiva ( cfr Lc 1,29);

E l’essersi messa al servizio del progetto salvifico di Dio la costrinse a seguire un cammino di fede in cui, man mano che andava avanti, le decisioni di Dio diventavano meno evidenti e immediate e molto più impegnative e dolorose. Divenne sua madre dopo essersi chiesta cosa significasse ciò che aveva sentito ( Luca 1:29) e dopo averlo accettato ( Luca 1:38). Doveva diventare contemplativa per continuare ad essere serva e madre ( Lc 2,19.33.51).

Per realizzare il suo progetto di salvezza, Dio ha bisogno di credenti che accolgano la sua Parola e accolgano suo Figlio. Questo è ciò che rivelò a Maria, quando, comunicandole il suo desiderio di donare un salvatore al suo popolo, le propose di renderla madre nonostante fosse vergine. Ciò che Maria non sapeva ancora – e avrebbe dovuto imparare nel corso della sua vita – era che, una volta diventata serva di Dio e concepito il bambino nel suo grembo, non si sarebbe mai liberata di entrambi. Non quando darà alla luce il figlio di Dio a Betlemme ( Lc 2,19), né quando il suo primogenito diventerà uomo ( Lc 2,40.52). L’aver accolto il progetto di Dio costrinse Maria a vivere in continuo discernimento, « custodendo tutto questo nel suo cuore» ( Lc 2,51).

Mentre veniva chiamata ( Lc 1,26-38)

«Nella sua ‹piccolezza›, la Vergine sposa promessa a Giuseppe, sperimenta la debolezza e la difficoltà a comprendere la misteriosa volontà di Dio (cfr Lc 1,34). Anche lei è chiamata a vivere l’esodo di se stessa e dei suoi progetti, imparando ad abbandonarsi e a fidarsi… Consapevole che Dio è con lei, Maria apre il suo cuore all’«Eccomi» e inaugura così il cammino del Vangelo (cfr. Luca 1,38)”64

È un errore – del resto abbastanza comune – considerare la maternità divina come il culmine dell›esperienza di Dio di Maria. Nazareth non è stata la meta del cammino di fede mariano (cfr At 1,14), ma piuttosto il suo punto di partenza ( Lc 1.26). Quando Gabriele, emissario personale di Dio, affida a Maria il suo disegno di salvezza, la Vergine di Nazaret era immersa nella vita quotidiana di un umile villaggio rurale (cfr Gv 1,46),65 già impegnata in un altro progetto, « fidanzata con un uomo chiamato Giuseppe » ( Lc 1,26; cfr. 2,5; Mt 1,23 ; Dt 22,23 ) 66 Sapeva che Dio pensava a salvare il suo popolo nello stesso momento sapeva che Dio contava su di lei per renderla madre di suo Figlio.

L’annuncio della nascita di Gesù coincide, dunque, con l’invito ad essere madre di Dio. La salvezza del popolo, progettata da Dio, coincideva con la vocazione di Maria, scelta da Dio. Che Dio non si preoccupasse dell’ostacolo della sua attuale verginità o del suo impegno matrimoniale già preso, la privò di scuse su cui appoggiare la sua resistenza. E l’ignoranza su come sarebbe stata possibile questa maternità annunciata, rendeva cieca la sua obbedienza nell’onnipotenza divina ( Lc 1,34-37). La beatitudine di Maria non consisteva nell’essere madre del suo Dio, ma nell’aver avuto fiducia in Lui (cfr Lc. 1,45; 11,27-28).67 Chi crede totalmente in Dio, lo crea, generandolo, in modo tenero ( Lc 1,38).

Cronaca di un discernimento

La storia dell’annunciazione presenta una struttura formale chiara. Alla presentazione dei personaggi ( Lc 1,26-27) segue l’apparizione dell’angelo e il suo saluto ( Lc 1,28-29); Maria reagisce stupita e l’angelo le fa conoscere il progetto divino ( Lc 1,30-34); Una nuova domanda di Maria motiva il chiarimento dell’angelo e questo, l’assenso di Maria ( Lc 1,35-38a). L’entrata in scena dell’angelo ( Lc 1,26a) e la sua partenza ( Lc 1,38b) chiudono un episodio dove l’inviato di Dio ha sempre avuto l’iniziativa e Maria ha reagito in continua progressione, riflettendo nel silenzio ( Lc 1,29), interrogativo aperto ( Lc 1,34) e terminato con l’assenso più totale ( Lc 1,38).

[26] Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [27] a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. [28] Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. [29] A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. [30] L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31] Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32] Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33] e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. [34] Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. [35] Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. [36] Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: [37] nulla è impossibile a Dio”.

Per tre volte l’inviato rivela a Maria il disegno divino ( Lc 1,26.30-33.35-38) e per tre volte ella reagisce domandandosi, chiedendo e accettando ( Lc 1,29.34.38).68 Maria risponde alla successiva spiegazione della proposta da parte di Gabriele ( Lc 1,35-37) con un’accoglienza più completa della richiesta ( Lc 1,39).

«A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.» ( Lc 1,29).

Gabriele (cfr Lc 1,19) 69 apre il dialogo vocazionale con Maria con un « rallegratevi » ( Lc 1,28), che più che un saluto (cfr Mt 26,49; 27,29; 28,9) è un invito alla gioia (cfr Lc 1,14; 2,10) 70, per una salvezza che si annuncia (cfr Is 12,6; Sof 3,14-15; Zac 3,14-17; 9,9). Prima che le venga annunciato un figlio e la salvezza al popolo, le viene imposta la felicità. Il motivo, aver trovato grazia davanti a Dio. « Piena di grazia » è la parte più sorprendente e promettente del saluto angelico. La gioia della Beata è il sentimento proprio di chi sta per sapere di essere stata scelta da un Dio che è con lei prima – e perciò – è in lei. « Il Signore è con te », che può essere un semplice saluto ( Rut 2,4), esprime qui l’assistenza attiva di Dio alle persone che agiscono in suo nome e sono così sostenute nello sforzo; A lui è assicurata la protezione divina, perché gli sarà affidata una missione (cfr Es 3,12; Gdc 6,12.15-17).71

Il saluto dell’angelo è insolito quanto la missione che sta per introdurre. Prima di rivelare a Maria ciò che Dio vuole da lei, le ha espresso quanto l’ama: prima di darle l’incarico, le ha rivelato la scelta. Gabriele parla della grazia di Dio che la ricolma, non dei meriti di Maria;72 Scopre così un comportamento sorprendente, addirittura paradossale, di un Dio, la cui benevolenza si scontra con le aspettative dei suoi fedeli.

Sono le parole, non la visione, dell’angelo (cfr Lc 1,12), a turbare Maria ( Lc 1,29); Non capisce il motivo di tali elogi. La sua reazione è complessa, emotiva (“ era molto turbato ”) e razionale (“ si meravigliava ”) allo stesso tempo; Si sente a disagio ma riflette. L’inaspettata benevolenza divina lo fa riflettere. Le manca un Dio così gratificante: intuendo ciò che le verrà chiesto – e questa è la grazia che Dio le ha dato – Maria ha cominciato a preoccuparsi (cfr Gen 15,1; 26,24; 28,30; Ger 1,8).73

La sua reazione, senza precedenti nei racconti dell’annunciazione (cfr Giudici 6,13), mostra la maturità della sua fede. Egli comincia a ricercare il senso di ciò che ha ascoltato, affronta con maggiore riflessione la nuova situazione, considera le circostanze in cerca di una conclusione (cfr Lc 3,15). Non c’è angoscia, disagio o incredulità. Non capisce bene quello che gli è stato detto; lo prende sul serio. Stupore muto e desiderio di comprendere segnano l’inizio del discernimento vocazionale.

«Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”.» (Lc 1,34 ).

L’angelo risponde alla sua decisione rivelandole ciò che Dio si aspetta da lei ( Lc 1,30-33). Dio sta per avviare con Maria un dialogo che lei non aveva chiesto; Non poteva nemmeno immaginarlo. Prima di conoscere ciò che Dio ha, Maria sa che egli ha la sua benevolenza: « hai trovato grazia presso Dio » ( Lc 1,30; cfr Gen 6,8; 19,16; Es 33,12). Può quindi contare su Dio, senza nemmeno sapere perché Dio conta su di lei. La grazia donata precede il compito da svolgere: concepire, partorire e imporre il nome al figlio di Dio.

Il messaggio angelico si concentra sul nascituro di Maria. Dio lo aveva in mente prima che la vergine potesse concepire; ma non “esige da lei nulla che vada contro la sua coscienza ”. 74 María reagisce con sobrietà, senza entusiasmo né dubbi. Non chiede prove né indaga la possibilità (cfr Lc 1,18); Si interroga sul modo in cui avverrà il concepimento nel suo stato attuale: “ Come sarà, visto che non conosco nessun uomo?” » ( Lc 1,34; cfr Gen 4,1.25).75 Rimanendo vergine, non crede che la proposta di diventare mamma sia fattibile. Se si realizzerà, sarà un puro dono. Prendi sul serio l’annuncio, abbastanza da mettere in discussione il modo in cui è stato realizzato.

Con la sua domanda, dunque, Maria non mette in discussione il messaggio ricevuto, né rifiuta il compito assegnato; perché lo assume, si interroga. Pensa, e lo esprime chiedendo, di non poterlo realizzare. La sua impotenza confessata la rende “capace” di accogliere Dio. La maternità sarà, quindi, pura grazia: spetterà allo Spirito, potenza creatrice di Dio, il compito di realizzarla: «il figlio di Maria è generato da Dio stesso… Gesù resta, naturalmente, figlio di Maria, cioè un essere umano”.76

«Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.» ( Lc 1,38)

Ma continua a chiedere per discernere meglio; e chiedendo, rende necessaria un’ulteriore spiegazione . Anche nel mezzo della rivelazione, Maria continua a discernere, poiché non riesce a comprendere il messaggio angelico, che si è concentrato sulla definizione della personalità del bambino ( Lc 1,32) e sulla descrizione della sua futura missione (Lc 1,33).

Gabriele, andando oltre quanto richiesto, chiarisce la modalità di concepimento del figlio promesso a Maria, dichiarandolo figlio dell’Altissimo ( Lc 1,35). Conferma inoltre la straordinarietà della nascita, fornendo come conferma la maternità di Elisabetta ( Lc 1,36), che esemplifica la potenza onnicomprensiva di Dio ( Lc 1,37; 18,27; cfr Gen 18,14; Ger 32,27; Zac 8,6). La domanda di Maria, che non aveva chiesto alcun segno, non esigeva sostegno per credere al messaggio. Dio non ti chiede una fede cieca. E l’angelo concede un segno che ratifica il messaggio: proclama lo stato di buona speranza di Elisabetta.

Legata anche dall’incapacità di procreare,77 la maternità di Isabella dimostra, ora che è visibile, la possibilità del concepimento verginale, ma nulla più. Perché si realizzi, non basta l’onnipotenza di Dio. È richiesto il consenso del suo servitore; A lei spetta l’ultima parola. Se creduta, la parola di Dio diventa creatrice .

La formula con cui Maria acconsente (“ ecco la serva del Signore “, cfr Gen 30,34; Gsè 2,21; Giudici 11,10; Dn 14,9) rivela la sua totale accettazione. Passa dal dipendere dall’uomo della sua vita all’essere al servizio del suo Dio, che in lei si fa uomo. Il suo “ lascia che sia “ è un optional, che esprime un desiderio intenso. La vergine acconsente a quanto ha udito e lascia che Dio, facendo la sua volontà, sia il suo Signore. Il progetto divino si verifica nel momento in cui ottiene il consenso del suo prescelto . Infatti, tra pochi giorni sarà pubblicamente proclamata « madre del mio Signore » ( Lc 1,43).

Tuttavia, e va notato, la storia non si chiude menzionando il concepimento del figlio. Si conclude dichiarando la disponibilità di una vergine a essere madre. È ciò su cui il Dio onnipotente non contava ancora. Quando ottenne il suo consenso, iniziò il suo piano. Gesù non è stato, come ogni altro uomo, il frutto di un incontro di amore umano, ma della fiducia di Dio in una vergine ( Lc 1,30-31) e dell’obbedienza di una serva al suo Dio (Lc 1,38).

Una rilettura

Nella cronaca della vocazione di Maria, Dio ci rivela com’è. Ricorda non tanto ciò che Maria aveva fatto 78 quando Dio la chiamò al suo servizio. Piuttosto, mostra cosa sarebbe disposto a fare per noi, se ci trovasse disponibili come Maria. Dio ha lasciato in potere ai suoi servi di concepirlo. E invita quanti vuole a rischiare e provare . Ripercorrendo la vocazione di Maria, potremmo sentirci invitati da quello stesso Dio a darle una mano, facilitando il suo ingresso nel mondo. Oppure il nostro mondo non ha bisogno di Dio? Maria ha ottenuto questo risultato ascoltando Dio senza comprenderlo pienamente, ma senza smettere di cercare di capirlo.

L’annuncio della nascita di Gesù è coinciso con l’invito ad essere madre di Dio. Il racconto rivela così tratti essenziali di ogni vocazione cristiana. Rivela che Dio, quando propone a qualcuno una missione speciale, in realtà sta progettando di salvare il suo popolo . Poiché ha un progetto di salvezza, lo affida a chi vuole. Come quella di Maria, ogni vocazione è, in fondo, un dialogo in cui Dio si rivela, dichiarando il suo progetto e facendo conoscere la chiamata che conta su di Lui. Ciò che l’angelo dice a Maria, più che meravigliose affermazioni sulla sua persona, quali sono, manifesta la decisione che Dio ha preso per salvare il suo popolo .

Quella di Maria, come ogni autentica vocazione, è nata e si è realizzata attraverso il dialogo. 79 E culmina quando – e se – si finisce per obbedire. Maria non ha avviato la conversazione; ma non si è tirato indietro neanche lui. Reagendo sempre alle parole di Gabriele, per prima cosa si chiese confusa ( Lc 1,29); Successivamente confessò di essere incapace di accettare la proposta ( Lc 1,34); infine, dichiarandosi al servizio di un Dio che tutto può ( Lc 1,37-38). Nel cuore stesso del suo dialogo vocazionale, Maria è passata dallo stupore senza parole all’accoglienza senza riserve, passando attraverso il riconoscimento della propria inettitudine. Senza l’ascolto attento e il discernimento continuo, la vergine non sarebbe diventata madre…, né Dio avrebbe avuto il figlio progettato.

Prima di sapere di essere stata chiamata da Dio, Maria sapeva di essere stata graziata. Prima di scegliere Dio, ha dovuto accettare che Dio l’avesse scelta. Dio chiama perché ci ama o ci chiama per amarci ? Se la grazia precede il compito, non è forse vero che ogni autentica vocazione riconosce che la volontà divina precede le sue esigenze? La paura è allora legittima? ( Lc 1,30) Dove nascono e si alimentano le nostre paure nella nostra esperienza vocazionale? Perché non possiamo emozionarci che Dio abbia contato su di noi e che noi contiamo tanto per lui? Chi sa di essere chiamato, sa di essere graziato; Come Maria, trovare la propria vocazione è aver trovato la grazia di Dio (cfr Lc 1,30).

Dio non chiede nulla. Chiamò Maria a fare l’impossibile: essere madre rimanendo vergine e dare alla luce il suo primogenito che era, in realtà, l’unigenito di Dio. Che cosa dovrebbe essere ammirato di più: il bisogno di Dio di trovare una persona che abbia fiducia in Lui, oppure l’accettazione immediata del progetto di Dio da parte di Maria?

Dio propone a Maria una maternità, che non rientrava né nelle sue intenzioni, poiché era già fidanzata ( Lc 1,27), né rientrava tra le sue possibilità, poiché era ancora vergine ( Lc 1,34). Il figlio che le era stato annunciato non sarebbe stato, in realtà, suo ( “figlio del Dio altissimo” : Lc 1,32.35.76) né per lei ( “messia di Israele” : Lc 1,32-33 ). ). Il primo a sfuggire ai disegni di Dio è colui che li ascolta per primo. Può un chiamato vivere la sua vocazione senza che Dio lo manchi, senza attirare su di lui la minima attenzione? Un Dio che non manca è un Dio che non ha fatto conoscere il suo disegno salvifico.

Una volta accolto il suo disegno e Dio ormai presente nel grembo di Maria, il messaggero di Dio lascia la sua presenza ( Lc 1,28). Quando Dio trova dei servitori, ne ha in abbondanza . Quando il progetto divino trova accoglienza, si realizza l’impossibile: la vergine serva comincia ad essere la madre del suo Signore.80 Il motivo della beatitudine mariana ( Lc 1,45) non sta dunque nella maternità divina, ma nella sua capacità di accogliere Dio: non le è toccato partorirlo, ma assumerne la volontà incomprensibile. Nonostante le fosse stato dato un segno ( Lc 1,36-37), Maria era “una credente alla quale basta la parola di Dio ”.81 Per afferrare Dio dobbiamo accoglierlo : la fede, che è obbedienza di servo, è la via per fare nostra la vocazione alla quale siamo stati chiamati. E in questo sta la felicità (cfr Lc 1,45).

Come ai tempi di Maria, Dio continua a cercare coloro che gli prestano fede e coraggio . Il Dio di Maria non ha altra via per salvare il mondo che incarnandosi. Ieri come oggi. Il credente, come Maria, non ha bisogno di altro che della fede per concepire il suo Dio. Per dargli carne e una casa, per renderlo umano, partorirlo e donarlo al mondo, non è necessario alcun miracolo più grande dell’obbedienza dei servi. Solo mettendoci totalmente al suo servizio lo faremo nostro familiare: presso il Dio di Maria, il servo è il padrone; il servo, il signore; la schiava, la madre.

Mentre si fa la chiamata ( Lc 2,19.33.50-51)

«Ogni giovane può scoprire nella vita di Maria lo stile dell›ascolto, il coraggio della fede, la profondità del discernimento e la dedizione al servizio (cfr Lc 1,39-45) […]. Ai suoi occhi ogni giovane può riscoprire la bellezza del discernimento, nel suo cuore può sperimentare la tenerezza dell’intimità e il coraggio della testimonianza e della missione.82

La presenza e il protagonismo di Maria sono più evidenti in Lc 2 che in Lc 1. Gli avvenimenti che vengono ricordati, incentrati sull’infanzia e l’adolescenza di Gesù, tacciono completamente Giovanni Battista e i suoi genitori, centrati come sono sulla famiglia di Gesù . E sono meno prodigiosi; Ora si nota con precisione, e ripetutamente, che la vita della famiglia del figlio di Dio è sottoposta alla legge, sia degli uomini ( Lc 2,1-5), sia di Dio ( Lc 2,22-24.39. 41-42). La salvezza di Dio entra pienamente nella storia del mondo. La nascita, l’infanzia e l’adolescenza di Gesù segnano le tappe fondamentali di un cammino di discernimento che Maria ha dovuto percorrere per restare credente . Dio le dirà ciò che si aspetta da lei in modo sempre più sottile e indiretto, ma sempre più esigente.

Un discernimento che non deve mai ritenersi concluso

Il rapporto di Maria con Dio, iniziato dopo aver accettato la sua vocazione, non si sarebbe concluso, come ci si sarebbe aspettato, con la nascita del Figlio di Dio. Dato il suo consenso – e il proprio corpo – una sola volta, la serva di Dio non potrà mai più liberarsi dal suo Signore. Maria, che si era dichiarata disposta solo a dare alla luce il figlio di Dio, scoprirà gradualmente, e senza molta intuizione, nuovi compiti e dolori più grandi.

Aveva appena dato alla luce il Figlio di Dio (Lc 2,1-20)

Luca narra la nascita di Gesù con «una concisione, una semplicità e una sobrietà, che contrastano sensibilmente con la portata del fatto» 83 ( Lc 2,4-7). Il contrasto diventa così più evidente: a Betlemme (cfr Mt 2,1-6) non ci sono vicini né parenti che gioiscono con la madre (cfr Lc 1,58) e nella città di Davide ( Mic 5,1) non c’è posto per il neonato, nonostante sia stato proclamato « il Salvatore, il Messia, il Signore» ( Lc 2,11). Più che sull’evento in sé, il narratore si concentra sulle circostanze che lo circondarono, sia esso il censimento imperiale che motivava il viaggio a Betlemme ( Lc 2,1-3) 84, o la presenza dei pastori che vegliavano quella notte ( Lc 2,1-3) 2,8-20). La disparità tra l’annuncio trionfante degli angeli ( Lc 2,9-14) e le circostanze della nascita (Lc 2,6-7) non potrebbe essere più chiara . Per il narratore è decisivo il fatto che “Maria ha avuto una vera gravidanza e Gesù una vera nascita”85.

La struttura della storia è semplice. Alla nascita a Betlemme ( Lc 2,1-7; cfr Mt 2,1) segue l’annuncio angelico ai pastori ( Lc 2,8-14), che confermano l’accaduto e ne testimoniano la portata ( Lc 2: 15-20). Il segno loro donato collega le tre scene ( Lc 2,7.12.16: un neonato, “ avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia” ). Al centro del racconto c’è il messaggio angelico rivolto ai pastori ( Lc 2,10-12), il terzo nel racconto lucano dell’infanzia di Gesù (cfr Lc 1,11-20.28-37). Che il neonato, adagiato nella mangiatoia, sia identificato come « il Salvatore, il Messia, il Signore» ( Lc 2,11) supera ogni cosa immaginabile.86

2 [1] In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2] Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3] Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4] Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5] per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6] Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7] Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. [8] C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. [9] Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, [10] ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: [11] oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. [12] Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. [13] E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: [14] “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. [15] Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. [16] Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. [17] E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. [18] Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. [19] Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. [20] I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Il cronista non dedica quasi alcun tempo a narrare la nascita di Gesù. Egli ne annota i dettagli con sorprendente neutralità ( Lc 2,6-7), dopo aver giustificato più ampiamente il trasferimento di Maria a Betlemme ( Lc 2,1-5) e aver allungato notevolmente il suo racconto con l’annuncio della sua nascita ad alcuni pastori ( Lc 2,8-20). Viene narrato il fatto di una nascita ( Lc 2,6-7), che, come segno che darà senso alla storia umana ( Lc 2,11-12), viene verificato da persone semplici, i pastori. Narrativamente la manifestazione angelica serve a realizzare la promessa divina fatta a Maria (cfr Lc 2,11-13).87 Il messaggero di Dio lo annuncia, i pastori lo vedono e lo annunciano. Ma la madre è stata la destinataria diretta dell’annuncio evangelico. Maria deve ascoltare “ la buona notizia, che sarà di grande gioia per tutto il popolo” ( Lc 2,10) dalla bocca di estranei che, a causa del loro lavoro, passavano la notte svegli e, quindi, non erano ben visti.88

Il figlio di Maria, appena partorito, non ha trovato rifugio, nemmeno in una locanda ( Lc 2,7). Egli viene accolto, ma non come il re annunciato ( Lc 1,32-33), né come un bambino ben nato ( Lc 2,7). Quando, e con ragione, avrebbe potuto vantarsi di aver compiuto la missione, Maria non sente le voci degli angeli, riceve informazioni dai pastori, persone considerate ai loro tempi poco degne di fiducia ( Bt 2,113-114). Sono pastori evangelizzati dagli angeli, i quali, a loro volta, “evangelizzeranno” i genitori di Gesù. C’è da meravigliarsi che tu debba tenere nel tuo cuore, scrutare lì, tutto ciò che accade davanti ai tuoi occhi? (cfr Lc 8,4-15).89

«Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.» ( Lc 2,19 )

Non è la madre di Gesù, è curioso!, la protagonista nella cronaca della nascita. Maria appare solo all’inizio ( Lc 2,5-7) e alla fine ( Lc 2,16-19). Inquadrando la nascita all’interno del viaggio obbligato a Betlemme,90 Maria deve partorire nella solitudine più totale, lontana dai suoi cari ed estranea alla consueta gioia che provoca una vita nuova (cfr Lc 1,57-58). Inoltre, se prima gli annunci angelici erano rivolti a coloro che ricevevano la missione divina (Zaccaria: Lc 1,11-20; Maria: Lc 1,28-33), ora sono i destinatari del messaggio di un inviato del Signore sconosciuto senza nome ( Lc 2,10; cfr 1,11.26).

Evangelizzati, i pastori non cercano qualcosa di sconosciuto, seguono un’indicazione precisa, un segno: un bambino nella mangiatoia ( Lc 2,12).91 Smettono di essere semplici ascoltatori e, senza indugio e con la loro pronta obbedienza, diventano testimoni oculari: solo le persone semplici possono identificare come Salvatore un bambino avvolto in una stalla ( Lc 2,11 ; cfr 2,30; At 5,31; 13,23). Una volta provata la loro veridicità, diventano evangelizzatori, i primi ( Lc 2,17.10), dei genitori di Gesù.

Dopo il parto, María non ha ricevuto alcun annuncio da Gabriel. Né capirà ciò che gli trasmettono i pastori, che rappresentano quei poveri che saranno i destinatari prioritari della missione evangelizzatrice di Gesù (cfr Lc 4,18). Ma, a differenza di tutti coloro che si meravigliano ( Lc 2,18), ella mantiene un atteggiamento di continua ricerca di senso ( Lc 2,19). Più che meditare o fare tesoro di ciò che accade, lo indaga e lo interpreta. Non rifiuta ciò che non capisce. Sostieni ciò che non puoi capire. Invece di lasciarsi semplicemente sorprendere dal suo Dio, cerca di entrare nel mistero, attivando l’intelligenza del cuore.92

Prima che concepisse il figlio di Dio, Dio le aveva mandato un inviato. Dopo la nascita, a missione compiuta, gli vengono inviati alcuni uomini. Colei evangelizzata da Gabriele per essere madre, viene evangelizzata adesso da alcuni pastori, dopo esserlo stata. Maggiore è la tua familiarità con Dio, minore è la vicinanza che provi a Lui . La madre di Gesù dovrà conservare con attenzione i fatti, ciò che ha visto e sentito, e valutarli con attenzione: «Maria non interpreta con la sua intelligenza (noūs), ma con la sua volontà e affetto: nel suo cuore».93

Sembra che, dando alla luce Dio, Maria abbia dovuto agire come una madre senza tante luci: dare luce a Dio ha oscurato la sua vita . È un passo in più nel suo personale processo di discernimento: in Luca 1,29 si chiede; in Luca 1:34 interrogò; Ora qui, in Luca 2:19, penetra, rigirandotelo nella testa;94 Infine, in Luca 2:51 lo conserverà nella memoria.

Nel presentare il suo primogenito a Dio (Lc 2,22-40)

Dell’infanzia di Gesù propriamente detta, Luca sceglie solo tre eventi significativi: la sua circoncisione e imposizione del nome ( Lc 2,21; cfr 1,59 95; Gen 17,10-13) 96, la sua presentazione ( Lc 2,22 – 40) e il suo smarrimento e ritrovamento, entrambi nel tempio ( Lc 2,41-50). La sua cronaca si conclude con una sintesi che insiste ancora una volta sull’atteggiamento contemplativo di Maria, che accompagnò la crescita di Gesù ( Lc 2,51-52).

La presentazione del bambino al tempio dopo otto giorni non era obbligatoria (Lv 12,3), così come non lo era la visita pasquale annuale prima del raggiungimento della maggiore età. Ma Luca insisterà che, seguendo le norme legali ( Lc 2,22.23.24.27), Maria deve discernere la volontà del Dio di cui si è dichiarata schiava. Maria deve imparare a vedere e toccare, come Simeone (cfr Lc 2,30.28), la salvezza di Dio attraverso l’adempimento fedele della legge. A Luca, inoltre, interessa che sia a Gerusalemme (cfr Lc 9,51.53; 13,22.23; 17,11; 18,31; 19,11; 24,47.49.52; At 1,8), dove è riconobbe nel bambino il « Salvatore » , luce delle nazioni e gloria di Israele ( Lc 2,30) e che, adolescente, Gesù si proclama figlio di Dio ( Lc 2,49).

La presentazione di Gesù al tempio ha tre scene, inquadrate da un’introduzione ( Lc 2,21) e da una conclusione narrativa ( Lc 2,39-40). Entrambi gli estremi si riferiscono alla vita del bambino e la presentano come del tutto normale. Ciò che si narra tra loro rivela il disegno di Dio, che solo gli occhi di chi spera di vedere la salvezza di Dio e il cuore di chi ha il suo Spirito catturano.

La prima scena ( Lc 2,22-24) colloca l’azione nel tempio e giustifica la presenza lì della famiglia di Gesù, che prepara l’incontro con i due anziani. Il narratore dà più enfasi all’imposizione del nome che alla circoncisione; I genitori gli danno il nome scelto dall’angelo. La seconda ( Lc 2,25-35) presenta Simeone e la sua preghiera profetica, in realtà un inno a Dio ( Lc 2,29-32) e una profezia per Maria ( Lc 2,34-35). Nella terza ( Lc 2,36-38), l’anziana Anna, che vive davanti a Dio e per lui, appare lodare Dio e proclamare Gesù come l’atteso liberatore.

[22] Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, [23] come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; [24] e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. [25] Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; [26] lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. [27] Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, [28] lo prese tra le braccia e benedisse Dio: [29] “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; [30] perché i miei occhi han visto la tua salvezza, [31] preparata da te davanti a tutti i popoli, [32] luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. [33] Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. [34] Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione [35] perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. [36] C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, [37] era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. [38] Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. [39] Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. [40] Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

L’adempimento della legge di Mosè porta Maria a Gerusalemme, due volte. Il primo, Gesù bambino di pochi giorni ( Lc 2,22.39). La seconda, poco prima di inaugurare la maggiore età ( Lc 2,41-42). Quelle due salite a Gerusalemme segnano l’infanzia e l’adolescenza di Gesù, tempo per maturare come uomo sotto l’impero della legge di Dio. Il figlio cresce come figlio di Dio ( Lc 2,40.52), mentre la madre vive sottomessa alla legge di Dio ( Lc 2,22.23.24.39.41.42; cfr Lv 12,6-8; Es 13,1.13; Num 18, 15-16). L’obbedienza alla volontà di Dio non esonera Maria dal seguire puntualmente la sua volontà scritta . Madre, perché serva, Maria con le sue azioni educa il figlio all’obbedienza alla legge di Dio ( Lc 2,39).97

«Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.» ( Lc 2,33)

Quaranta giorni dopo il parto, la madre doveva essere purificata, la sua impurità non era morale ma rituale ( Lv 12,8) e il bambino doveva essere consacrato a Dio, nell’osservanza della legge, e pienamente integrato nel popolo di Dio. ( Lc 2,22-24; Nm 18,15). Nel tempio di Gerusalemme, il buon Dio li aspettava di nuovo… e una notizia non molto buona.

Un credente giusto, che è invecchiato senza perdere la speranza di vedere il « Messia del Signore » ( Lc 2,26), è ora il portavoce di Dio. Il suo Spirito è in lui ( Lc 2,25.26.27). Il racconto impiega poco a descriverlo: vive aspettando la consolazione del suo popolo ( Lc 2,38; cfr 23,50-51); Ha lo Spirito di Dio, che lo conduce al tempio nello stesso giorno in cui l’obbedienza alla legge vi aveva portato i genitori di Gesù. Non c’è dunque né fortuna né caso, ma governo divino della storia umana (cfr Lc 4,1.14-18), anche se in modo differenziato: Simeone si reca al tempio e vede il « Salvatore » ( Lc 2,30). ; i loro genitori, invece, a conformarsi a Dio, « secondo la legge di Mosè » ( Lc 2,22).

Avendo tra le braccia il bambino Gesù, non è difficile per l’anziano Simeone, « uomo giusto e pio » ( Lc 2,25; cfr At 2,5; 8,2; 22,12), lodare un Dio che gli ha dato più consolazione di quanto gli avesse promesso. Più che « vedere il Messia promesso » ( Lc 2,26), egli tocca, tenendolo « tra le braccia » ( Lc 2,28) , il Salvatore tanto atteso, un bambino. La salvezza palpata è più grande di quella solo intravista; quello offerto, migliore del previsto. Ma la salvezza, vista ora nel tempio ( Lc 2,29-32 ), Ha poco a che vedere – se non nulla – con quanto annunciato dall’angelo a Nazareth ( Lc 1,30-33), o dai pastori a Betlemme ( Lc 2,10-14) .

E le previsioni per il bambino stanno peggiorando notevolmente. Dopo la lode di Dio che tanto stupì i genitori di Gesù ( Lc 2,33), arriva l’oscura profezia sul figlio e sulla madre. « Questo è stato stabilito affinché molti in Israele cadano e si rialzino; e sarà come un segno di contraddizione » ( Lc 2,34) . Gesù dividerà il suo popolo, mettendo in dubbio la loro sicurezza; davanti a lui non sarà possibile restare imparziali. Senza interruzione nella continuità, Simeone aggiunge ciò che ciò implica a sua madre. « E una spada trafiggerà la tua anima » ( Lc 2,35; cfr Ez 14,17). Il destino del figlio influisce sulla madre. Il cuore di Maria sarà diviso, davanti al rifiuto che suo figlio subirà: alla divisione prodotta nel mondo, si aggiunge nel suo cuore un grande dolore.98

Simeone annuncia che Gesù diventerà pietra d’inciampo e contraddizione in Israele (cfr At 28,26-28); Di fronte a lui non sarà possibile la neutralità o l’indifferenza. Non è questo ciò che Israele si aspettava, né ciò che era stato precedentemente indicato a Maria (cfr Lc 1,31-33). La madre non è liberata dal figlio né dal suo oscuro futuro, essendo contraddizione e scandalo per il popolo (cfr Is 8,14-15). Come e con suo figlio, Maria sarà al centro del rifiuto o dell’accoglienza che Israele farà a Gesù.

L’immagine della spada che divide l’anima (cfr Gb 26,25) allude a un dolore costante, a uno strappo interiore. Il rifiuto che subirà suo figlio gli spezzerà l’anima. La Madre di Gesù vivrà la sua esistenza profondamente ferita. La tua familiarità con Dio non ti salverà da una vita lacerata. Una spada nel cuore è il salario del servizio a Dio ben adempiuto! Maria perde se stessa come donna, per non perdere, come madre, suo figlio, né, come credente, Dio. Un Dio ben servito impone servitù maggiori con minori aiuti. O potrebbe essere diversamente?

Una volta soddisfatta completamente la legge, la famiglia di Gesù ritorna in Galilea ( Lc 2,40; cfr Mt 2,23), «ponendo così fine alla storia dell’infanzia di Gesù, in senso stretto ».99 Come il Battista (cfr Lc 1,80), Gesù non smette di crescere a Nazareth come uomo nella famiglia e davanti a Dio come figlio. Dodici anni dell’infanzia di Gesù sono riassunti con tanta brevità quanto accuratezza. Maturità umana e totalità della grazia diventano compatibili nella casa, nella vita quotidiana. E per quanto cresca, il figlio diventa sempre più simile a sua madre ( Lc 1,28.30) nel possesso della grazia di Dio ( Lc 2,40).

Adolescente, Gesù si perde come figlio per Maria, che lo ritrova come Figlio di Dio (Lc 2,41-52)

Il pellegrinaggio al tempio, quando Gesù sta per raggiungere la maggiore età, conclude logicamente il racconto della sua infanzia ( Lc 2,41-50; cfr Es 23,14-17; Dt 16,16). Ma l’episodio, inquadrato entro due riassunti ( Lc 2,40.52), non si concentra sul viaggio verso Gerusalemme o sulla celebrazione della Pasqua, ma su ciò che accade dopo: lo smarrimento di Gesù nel tempio ( Lc 2,41-52 ). Luca, l’unico evangelista che ricordi questo episodio, conclude in modo sorprendente una storia iniziata con un bambino in braccio a Maria ( Lc 2,12.16): il neonato ( Lc 2,17.27-40), figlio di Maria ( Lc 2, 43), finisce per dichiararsi figlio di Dio ( Lc 2,49)!

Come nell’episodio precedente ( Lc 2,21-39), il tempio è il luogo centrale della manifestazione del mistero personale di Gesù. E si presenta strutturato secondo lo stesso modello: salita a Gerusalemme ( Lc 2,42; cfr 2,22), rivelazione di Gesù ( Lc 2,46-47; cfr 2,30-31), commento alla madre ( Lc 2,48; cfr 2,39), ritorno a Nazaret ( Lc 2,51; cfr 2,39). Il centro del racconto è nella doppia domanda di Gesù alla madre ( Lc 2,48), che non riesce a comprendere il motivo di quanto sta accadendo ( Lc 2,50), dell’imperativa necessità che ciò accada ( Lc 2,49 ).

[41] I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. [42] Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; [43] ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. [44] Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; [45] non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. [46] Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. [47] E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. [48] Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. [49] Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. [50] Ma essi non compresero le sue parole. [51] Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. [52] E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Pubblicamente, nel tempio di Gerusalemme, Gesù smette di essere figlio di Maria e Giuseppe e si dichiara figlio di Dio. È la prima parola – sarà anche l’ultima, cfr. Lc 24,49 – che Gesù, appena maggiorenne, pronuncia nel tempio, nel giorno di Pasqua. Come con la sua ultima affermazione egli si dichiara figlio di Dio, con piena consapevolezza della sua missione: non solo rivendica un intimo rapporto con Dio, ma proclama anche il suo personale impegno verso il progetto del Padre; e lo fa non appena sua madre gli ha accennato all’angoscia di Giuseppe, suo padre ( Lc 2,48). Ciò che l’angelo annunciò ( Lc 2,1-20) e Simeone vide ( Lc 2,21-22) è ora confermato da Gesù stesso, ancora adolescente ( Lc 2,41-51). La sua saggezza umana può ancora crescere ( Luca 2:52), ma sa già la cosa fondamentale, che Dio è suo Padre ( Luca 2:49).

«Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.» ( Lc 2,50-52)

Essendo pii ebrei, i genitori di Gesù erano soliti andare a Gerusalemme per la Pasqua. Il fatto che abbiano preso il figlio indica la loro pietà personale e una certa preoccupazione educativa.100 L’assenza di Gesù durante il ritorno passa, dapprima, inosservata ( Lc 2,44). Il motivo della permanenza di Gesù nel tempio non è spiegato ora, anche se in seguito si potrà dedurre dalla sua risposta ( Luca 2,49b: “ Dovrei essere anch’io nelle cose del Padre mio ?” ). Il primo giorno non passa senza che i suoi genitori si accorgano della sua assenza. Tre giorni di angosciosa ricerca ( Lc 2,48) riescono a ritrovarlo. Trovarlo nel tempio, tra i maestri, « stupito dal suo talento » ( Lc 2,47 ), lascia stupiti e ancor più confusi i suoi genitori.

Ma il figlio adolescente non si è perduto, ha scelto di restare nella casa del Padre (cfr Gv 2,17), anzi, ha dovuto farlo, anche se ciò ha causato dolore ai suoi genitori. La risposta di Gesù fu ancora meno comprensibile del suo comportamento. Con due domande mette in discussione con enfasi la posizione della madre; Lo fa capire chiedendo, non si oppone affermando. Né la ricerca né l’angoscia sono giustificate, perché non era andata perduta… né apparteneva più a loro! Non era il caso ma il dovere a separarli. Gesù non ha fatto quello che voleva, ma quello che si voleva da lui. È dovuto a Dio Padre. E non si perde quando si prende cura delle sue cose. L’osservazione del Padre e dei suoi interessi libera Gesù dalla potestà genitoriale della sua famiglia; egli ha la priorità sulle relazioni più sacre ( Lc 2,49). I suoi genitori dovrebbero comprendere che la sua filiazione divina gli ha richiesto di separarsi da loro e dalle loro attese (cfr Mt 16,23; Gv 8,29; 9,4; 14,31).

Non c’è niente di straordinario, quindi, che i genitori, angosciati, rimasero sconcertati quando lo trovarono nel tempio, « seduto in mezzo ai dottori » ( Lc 2,48), e non capirono una parola di ciò che il loro figlio diceva loro ( Lc 2,48). 50); avrebbero potuto sentirsi delusi, se non ingannati (cfr Gen. 12,8; 20,9; 29,25; Eso 14:11; Giudici 15,11). Né la maternità verginale né la stretta convivenza quotidiana hanno reso più accessibili a Maria la persona e il destino di suo figlio. Come ogni credente, Maria ha vissuto l’aneddoto, non meno doloroso, della perdita di Gesù. Dopo tre giorni di angosciosa ricerca, credette di averlo ritrovato…, per poi dover subito accettare di averlo perduto, questa volta, definitivamente ( Lc 2,48-49).

Ancora adolescente, si proclamò Dio Padre ( Lc 2,49), come farà ancora prima di morire ( Lc 23,46). E la cosa peggiore per Maria non fu il fatto di dover vedere in suo figlio il figlio di Dio, ma il fatto che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto vivere con un figlio che era conosciuto, e tanto amato, come proveniente da Dio ( Luca 2:49). Senza dirlo, Luca ci fa capire che Maria ha vissuto questa situazione per anni, dall’adolescenza di Gesù fino all’inizio del suo ministero pubblico (cfr Lc 3,23 ) . La madre, per continuare ad esserlo (cfr Lc 8,19-21; 11,27-28), doveva diventare più credente,101 custodendo «nel suo cuore tutte quelle cose» ( Lc 2,51) che faceva non capire con la mente. È una coincidenza che questa sia l’ultima reazione di Maria nel racconto dell’infanzia di Gesù?

La filiazione divina, rivendicata così presto da Gesù, non lo esentò dal vivere sotto i genitori per gran parte della sua vita (cfr Lc 4,22; Mc 6,3; Mt 13,55). Ritorna con i suoi genitori a Nazaret e vive sotto la sua potestà paterna. Un simile ritorno, dopo una dichiarazione così clamorosa della sua identità, rende più straordinario l’ordinario: la sottomissione a genitori che non sono, in fondo, suo Padre. Ciò che accade non passa inosservato a Maria: suo figlio matura come uomo e figlio di Dio, contemporaneamente. E anche se non lo capisce, non lo dimentica nemmeno. Conserva ciò che è accaduto nel suo cuore: ciò che gli accade non gli passa accanto, senza incidenti, senza lasciare tracce ( Lc 2,51b).102

Il figlio cresce davanti a lei, come un uomo. Insieme a lui dovrà crescere come credente. Vivere con Dio senza comprenderlo è la via mariana per non perderlo ( Lc 2,19; cfr 8,19-21; 11,27-28). Intanto Gesù continua a progredire in sapienza ( Lc 2,52), maturità e grazia davanti a Dio e agli uomini. Maria accompagna, madre sempre, la crescita del figlio con la crescita della sua fede. Nel lungo silenzio di Nazareth, Dio si fa uomo e all’interno di una famiglia impara ad essere uomo. Entrambi i processi si svolgono sotto lo sguardo quieto e contemplativo di Maria, la madre di Gesù.

Una rilettura

Maria potrebbe essersi sentita un po’ sorpresa, se non a disagio, nei confronti del suo Dio. Gli era stato proposto soltanto di generare il figlio di Dio; Si limitò ad annuire. Pertanto, poteva ben sperare di ritornare al suo vecchio progetto di vita ( Lc 1,28: “ vergine fidanzata ad un uomo chiamato Giuseppe” ) una volta compiuto il disegno di Dio ( Lc 1,31: “ concepirai nel tuo grembo e darai nascerai un figlio e lo chiamerai Gesù . Non era così. Dovrai iniziare un’avventura con Dio laddove pensavi di averla conclusa. Dio non lascia andare facilmente i suoi migliori servitori. Chi promette obbedienza è “perduto”.

Una nuova tappa della fede, aperta e sostenuta da un discernimento continuo, si apre quando Maria, appena nata a Betlemme, si trova a dover ascoltare da bocche straniere il significato che Dio dà alla nascita di suo figlio. I pastori, persone semplici ed emarginate, sono quelli scelti da Dio per accogliere prima il vangelo… e poi evangelizzare la madre di Gesù; Sono “la personificazione di un atteggiamento di spontanea credulità di fronte al messaggio che è stato loro appena trasmesso ”103. Solo i semplici possono identificare un vero Dio nel bambino che riposa nella mangiatoia senza perdere la fede .

Per non scandalizzarsi di un Dio così insignificante, diventano evangelizzatori di Maria . E la Madre di Dio reagisce lasciandosi evangelizzare da coloro che Dio ha scelto e da coloro che l’hanno mandata ( Lc 1,12.15-16). A differenza dei pastori, che marciano in lode di Dio, e del popolo, che rimane stupito di ciò che raccontano, Maria cerca di raggiungere il significato più profondo di ciò che ha vissuto e di ciò che le hanno detto. E senza smettere di indagare personalmente ciò che Dio gli dice in ciò che sta accadendo, insiste nel vedere le cose con il cuore. Egli custodisce ciò che gli accade e non capisce lì, dove non può entrare nessuno se non Dio (cfr Mt 6,6). Non è comprendendo con la mente ma contenendo nel cuore come Maria discerne, contemplando , cioè «comprende e sperimenta nella sua carne ciò che crede »104.

Il Dio non compreso può rivelarsi insignificante e inutile, finché non si ha il coraggio di mantenerlo come oggetto di contemplazione. Guardare ogni cosa con affetto e custodirla con attenzione è il metodo mariano di stare con quel Dio che, perché ci sembra una cosa piccola o troppo normale, non riusciamo a comprendere. Non potremo, forse, come Maria, dare corpo a Dio. Ma almeno potremmo osare guardarlo e adorarlo con il cuore: ecco dove si inserisce un Dio tanto tenero quanto incomprensibile.

Compiuti i giorni della purificazione, i genitori di Gesù presentarono il loro primogenito a Dio nel tempio in obbedienza alla legge ( Lc 2,22). Così facendo, Maria poté considerare compiuta la missione che aveva accettato, donando un figlio a Dio ( Lc 1,31.35). Ha dovuto imparare che è difficile sfuggire a Dio che una volta gli dava credito. Nel tempio lo aspettavano coloro che, in nome di Dio, gli avrebbero rivelato il futuro di suo figlio e del suo. Desta sorpresa, se non incomprensione, che Dio faccia conoscere ancora una volta il suo futuro a Maria attraverso due persone sconosciute. Un angelo gli annunciò che avrebbe dato la vita al figlio di Dio ( Lc 1,31-32). Che la sua vita sarebbe stata piena di dolore gli fu detto da estranei ( Luca 2:34-35).

A Gerusalemme, e durante un pellegrinaggio per la Pasqua ( Lc 2,41-42), Maria perse il figlio adolescente. La convivenza con Gesù diventava sempre più difficile, meno pacifica… Chi ha detto che la familiarità con Dio deve essere piacevole e agevole? È consolante che Maria abbia vissuto quell’esperienza, così comune a noi, di perdere Dio 105. Un Dio che può portarci fuori strada non meriterebbe una cura maggiore? Un Dio che possiamo perdere, e nel Tempio, non ci costringerà a servirlo meglio? Vivere l’esperienza della sua perdita non dovrebbe essere un’esperienza negativa e tanto meno traumatica, se teniamo conto che si è trattato di un’esperienza mariana. Oppure non è confortante sapere di essere compagni della Madre di Dio in quei momenti in cui sappiamo dove è finito Dio?

Ma se ci consola sapere che anche Maria un giorno ha perso Gesù, la sua ricerca febbrile per ritrovarlo dovrebbe ispirarci ancora di più. Non era contento di sentire la sua mancanza e di rimpiangere la sua assenza. Né si è scusata quando sapeva di non essere responsabile. Si mise subito a cercarlo tra parenti e amici e lo trovò: poteva essere altrimenti? – nel tempio, parlando di Dio. Siamo così operosi quando perdiamo Dio? Sopportiamo la sua assenza dalle nostre vite, solo perché ci sembra che non avrebbe dovuto abbandonarci o che non sia troppo giusto nascondendosi da noi? Dove lo cerchiamo?

Trovare Gesù non è stato un lieto fine per Maria 106. La risposta di Gesù al lamento di sua madre ( Lc 2,48: “ Perché ci hai fatto così ? “ ) è stata a dir poco sconsiderata ( Lc 2,49: “ Perché mi cercavi ? “). María non vide rispettato il suo dolore, né valorizzata la sua angoscia. E non capì il figlio, perché non lo riebbe del tutto quando lo trovò; Cominciò a perderlo mentre voleva essere un figlio di Dio. Ma lo accettò come volle essere, soprattutto e davanti a tutti, il figlio di Dio. Era il suo dovere inescusabile, il suo destino ormai assunto ( Lc 2,49: deī). Egli ha dovuto accompagnare la crescita del figlio e la sua autocoscienza divina con la crescita della sua fede personale 107. Esiste un altro metodo per accompagnare Dio nella vita? Puoi vivere con Dio a casa senza una fede totale nel tuo cuore?

Maria ci ricorda che Dio può sempre chiederci più di quanto gli abbiamo già dato. Il dovere compiuto non libera dall’obbedienza futura. Essere una madre di Dio non la rese più felice di prima, ma la tenne più vicina a suo figlio. Lui sarà motivo di inciampo e lei sarà una madre dolorosa. Dio non lascia nessuno che Gli ha permesso di entrare nella propria vita. E quel che è peggio, non ti dice mai tutto in una volta; Lo manifesta passo dopo passo e attraverso mediazioni meno imponenti. Presenta le sue nuove esigenze, dopo che le precedenti sono state soddisfatte: “ogni scoperta è seguita da un nuovo enigma ” 108. Superata la prova dell’obbedienza ( Lc 1,38.45), Maria inizia un cammino di apprendimento, segnato dall’incomprensione ( Lc 2,19.51), non esente dal dolore ( Lc 2,35) né immune dalla solitudine ( Lc 8,20-21). ).

Così, pedagogicamente, senza sopraffarlo con i compiti accumulati, Dio favorisce che il credente rimanga in uno stato di obbedienza continua . È vero che non tutti possiamo tollerare quella pedagogia, né quel ritmo, di Dio. E qui sta la differenza. Maria, pur essendo madre, rimase sempre serva del suo Dio. Saremo disposti a imparare da Maria?

63 Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Documento preparatorio (=DP), n. 3.
64 DP, III, 5.
65 “Piccolo paese di circa 500 abitanti, situato nella bassa Galilea…, in un ambiente molto fertile. I suoi abitanti erano sicuramente agricoltori, dipendenti di altri… Coloro che non si dedicavano all’agricoltura erano modesti artigiani” (Isabel Gómez Acebo , Lucas, Estella, Verbo Divino, 2010, 39).
66 La tradizione evangelica menziona sempre Giuseppe in relazione all’origine di Gesù ( Lc 1,27; 2,4.16; 3,23; 4,22; Mt 1,16-24; 2,13.19; Gv 1,45; 6,42 ). La stirpe davidica dello sposo di Maria ( Lc 2,5; cfr 2 Sam 7,1-17), legittima in anticipo la filiazione davidica di Gesù ( Mt 9,27; 12,23; 15,22; 20,30.31 ; 21,9.15; Mc 10,47-48/ Luca 18,38-39). Nessun autore del Nuovo Testamento afferma che Maria fosse della stirpe di Davide.
67 Dio chiama Maria «come strumento del suo disegno e la conduce attraverso un processo per il quale non ha avuto alcuna formazione o preparazione preliminare. Dio semplicemente promette di essere con lei durante tutta l’esperienza e lei risponde con la sua buona disposizione” ( Darrell L. Bock , Lucas. Dal testo biblico a un’applicazione contemporanea, Miami, Editorial Vida, 2011, 57).
68 «La risposta normale al saluto dell›angelo è un silenzio inquieto (v. 29), e il « non temere » l’incoraggiamento atteso (v. 30). I dubbi (o, come qui, la domanda, v. 34) sono una reazione comune a un messaggio divino, che necessariamente coglie di sorpresa. Secondo la regola, l’angelo promette un segno (v. 34), che è allo stesso tempo la risposta alla domanda» (François Bovon , Il Vangelo secondo San Luca. I. Lc 1-9, Salamanca, Seguimi , 1995, 105).
69 Gabriele appare a Zaccaria per dirgli, senza averlo salutato, che la sua preghiera è stata esaudita e che avrà un figlio ( Lc 1,11-13); Viene invece inviato a Maria e, dopo averla salutata, viene a dirle che, senza chiederla, ha trovato grazia davanti a Dio ( Lc 1,26-28). La differenza è notevole.
70 Cfr. Juan J. Bartolomé , « ‘Rallegrati, beato’ (Lc 1,28). La gioia di essere chiamati”, Effemeridi Mariologicae 60 (2010) 217-229.
71 “Sia come donna che come giovane, Maria non aveva praticamente alcuno status sociale. Né il titolo (“favorito” o “graziato”) né la promessa (“il Signore è con te”) erano tradizionali nei saluti, anche se fosse stata una persona di status” (Craig S. Keener , The IVP Bible Background Commentary Nuovo Testamento , IVP Academic , Downers Grove, Illinois , 2 2004, 181) .
72 La parola “ grazia ” “pone l’accento sulla fonte della bontà piuttosto che sui suoi effetti. Riguardo a Maria, in particolare, sottolinea che ella è oggetto della grazia e del favore di Dio” (Carroll Stuhlmueller , “Il Vangelo secondo San Luca”, Raymond E. Brown – Joseph A. Fitzmyer – Roland E. Murphy , eds. , Commento Biblico San Jerónimo III, Nuovo Testamento 1, Madrid, Cristiandad, 1971, 314).
73 Una reazione del genere potrebbe anche indicare che María aveva intuito, almeno inizialmente, cosa implicassero quelle parole. E il fatto è che, altrimenti, la sua confusione non sarebbe ben compresa (cfr Mt 2,2-3).
74 Joseph Schmidt , Il Vangelo secondo San Luca, Barcellona, Herder, 1968, 63.
75 Maria non pubblica la sua intenzione di rimanere vergine. La formula non esprime un proposito per il futuro, ma registra lo stato attuale (cfr Gen. 4.1). Né la verginità era un ideale di vita per una donna ebrea, né è logico supporre che Maria, già fidanzata ( Lc 1,28), l’avrebbe adottato. Ancora più poco plausibile, non avendo alcun supporto nei dati biblici disponibili, sarebbe ritenere che i coniugi si fossero messi d’accordo prima dell’annuncio (cfr Mt 1,18.20).
76 Bovon , Lucas . Io, 115.
77 Lc 1,7.36: Elisabetta era sterile ed è vecchia; Lc 1,34: Maria è vergine. Entrambi, e finché lo sono, sono incapaci di procreare, cioè di realizzare da soli ciò che l’angelo aveva loro promesso.
78 “Giuseppe è figlio di Davide, ma Maria non è ancora entrata nella sua famiglia e quindi non ha alcun diritto sul suo status ereditario… Non viene presentata in alcun modo che la raccomandi a noi come particolarmente degna di nota o meritevole del favore divino… Nulla ha ha preparato lei (o il lettore) per questa visita di un arcangelo o per parole così elevate che denotano il favore di Dio” (Joel B. Green , The Gospel of Luke, Grand Rapids – Cambridge, WE Eerdmans, 1997, 86).
79 Tutte le storie bibliche della vocazione si presentano – con maggiore o minore chiarezza – come un dialogo che Dio apre con coloro che scelgono e affidano una missione. È lui che si impegna alla chiamata e gli fornisce anche la risposta che gli chiede. Rispondere a questo dialogo permette di accedere a Dio Padre, di avere Dio come figlio e di possedere Dio come Spirito che facilita l’impossibile. Non più nessuno dei due meno .
80 «Nel descrivere se stessa come serva del Signore (cfr 1,48), riconosce la sua sottomissione al disegno di Dio, ma anche il suo ruolo nel favorire tale disegno» ( Green , Luca, 92).
81 Raymond E. Brown – Karl P. Donfried – Joseph A. Fitzmyer – John Reumann , Maria nel Nuovo Testamento. Una valutazione congiunta di studiosi cattolici e protestanti, Salamanca, Sígueme, 2 1986 127.
82 DP, III.5.
83 Schmidt , Lucas , 92.
84 Incerto è il collegamento tra la nascita di Gesù a Betlemme e il censimento di Cirino, che sarebbe avvenuto intorno al 6 d.C. C. ( Atti 5,37; Giuseppe Flavio , Ant . 17,13,5; 18,1.1). Non esiste – ancora – alcuna prova di un censimento universale sotto Augusto (27 a.C. – 14 d.C.) né dell’obbligo dei contribuenti di registrarsi al posto dei loro antenati; Era consuetudine che si registrassero nel luogo in cui possedevano beni o nella loro abitazione. Cfr. Joseph A. Fitzmyer, Il Vangelo secondo Luca. II. Madrid, Cristiandad, 1986, 208-218. Secondo Keener , “i campioni di ceramica suggeriscono una recente migrazione di persone dall’area di Betlemme a Nazareth in quel periodo, quindi Giuseppe e molti altri coloni in Galilea potrebbero essere venuti dalla Giudea. A quanto pare, la residenza legale di Giuseppe è ancora Betlemme, dove egli era cresciuto” ( Commentario, 185).
85 Bovon , Lucas . Io, 176.
86 “Alla nascita di Gesù regna la solitudine. L’ombra della croce si proietta già su questi primi giorni della sua vita” (Luis F. García-Viana , “Il Vangelo secondo San Luca”, in Santiago Guijarro – Miguel Salvador (a cura di), Commento al Nuovo Testamento, Madrid , Casa della Bibbia, 1995, 196).
87 Evidenti i motivi paralleli: apparizione angelica ( Lc 1,26; 2,10), non temere ( Lc 1,30; 2,10), parto ( Lc 1,31; 2,11), Salvatore ( Lc 1,31; 2,11), Figlio dell’Altissimo, Messia ( Lc 1,32; 2,11), trono/città di Davide ( Lc 1,32; 2,11), segno ( Lc 1,36; 2,12), scomparsa angelica ( Lc 1,38; 2,15).
88 A differenza di Matteo, che fa cercare ad alcuni saggi pagani il re dei Giudei con l’intenzione di adorarlo ( Mt 2,1-2), Luca, più sensibile verso i declassati, preferisce che alcuni pastori, gente marginale in Israele, ascoltino a lui un angelo la buona notizia ( Lc 2,10).
89 “Nulla di particolarmente glorioso viene suggerito dalle circostanze della nascita del Messia. Ma questo è il modo di Luca, per mostrare come la fedeltà di Dio si attua negli eventi umani anche quando le apparenze sembrano negare la sua presenza o potenza» (Luke T. Johnson , The Gospel of Luke, Liturgical Press, Collegeville, 1991, 52).
90 Lc 2,1-5 colloca la nascita di Gesù a Betlemme nella storia universale e, a differenza di Mt 2,5-6, in adempimento di una decisione politica, non dell’annuncio profetico ( Mic 5,1-3).
91 «Attraverso i segni si rispetta la trascendenza di Dio e l’indipendenza della sua azione; ma il segno presenta allo stesso tempo… che Dio agisce certamente in mezzo a questo mondo” ( Bovon , Luca . I, 184 ). La differenza con i magi del racconto di Matteo è evidente: i pastori di Luca non hanno bisogno di chiedere ( Mt 2,1-2) , perché è stato loro rivelato ( Lc 2,11); Non camminano incerti dietro le stelle del cielo ( Mt 2,9-10) , perché sapevano che lo avrebbero trovato « avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia » ( Lc 2,12).
92 «Lo ‹stupore› non è tanta somma alla fede… Questa è la risposta indifferenziata della folla in 2,18, ma non di Maria. Per lei è necessaria una maggiore riflessione per apprezzare appieno il significato di questo concorso di eventi» ( Green , Luca, 138).
93 Bovon , Lucas . Io, 191 . Maria “ascoltò la Parola come Dio volle” (Alois Stöger , Il Vangelo secondo Luca. I, Barcellona, Herder, 1979, 87).
94 “Quest’ultima espressione è stata talvolta interpretata come se si arrivasse ad una giusta comprensione del suo significato. È più probabile, però, che il racconto di Luca conservi l’idea di perplessità. Qui e nell’episodio del tempio, Maria non è ancora giunta a una completa comprensione del significato di Gesù” (E. Franklin , “Luke”, John Barton – John Muddiman , a cura di, The Oxford Bible Commentary , Oxford, University Stampa, 2001, 929).
95 A differenza di Giovanni, che prese il nome da Zaccaria, suo padre, una volta nato ( Luca 1:63), i genitori di Gesù gli diedero il nome che l’angelo aveva dato loro prima che fosse concepito ( Luca 2:21). Luca, inoltre, tace il rito del salvataggio di Gesù come primogenito (cfr Es 13,2.12-13).
96 Oltre ai genitori ( Lc 2,21), in Luca Gesù è chiamato con il proprio nome solo dall’indemoniato di Gerasa ( Lc 8,28), dai dieci lebbrosi ( Lc 17,13), dal cieco di Gerico ( Lc 18,38) e del buon ladrone ( Lc 23,42); tutte quelle persone che ha salvato.
97 «Questa osservazione conclusiva ci ricorda che Gesù sarà allevato in una famiglia guidata da genitori che stanno dalla parte del proposito di Dio» ( Green , Luca, 152).
98 Alcuni suggeriscono che la divisione e la controversia che Gesù susciterà durante il suo ministero pubblico siano condivise da Maria: “come parte di Israele, ella deve essere giudicata dalla sua reazione ultima al bambino destinato alla caduta e alla rinascita di molti” ( Brown – Donfried – Fitzmyer – Reuman , María, 155). Anche lei, «la credente modello, dovrà decidere a favore o contro la rivelazione di Dio in Gesù; i legami familiari non suscitano la fede” (Robert J. Karris , “Il Vangelo secondo Luca”, in Raymond E. Brown – Joseph A. Fitzmyer – Roland E. Murphy , a cura di, New St. Jerome Biblical Commentary . Nuovo Testamento e tematiche articoli, Estella, Verbo Divino, 2004, 146). Ma non sembra giustificato vedere qui una sorta di “dubbio cristologico nel cuore di Maria ”; si prevede piuttosto che «l’opera pubblica di Gesù avrà conseguenze personali» ( Bovon , Luca . I, 214 ).
99 Schmidt , Luca, 114.
100 Non c’è stata unanimità riguardo al dovere delle donne e dei bambini di partecipare al pellegrinaggio (cfr Bill 2.141-142).
101 In Luca 2:19 syntērein , preserva, custodisci, descrive la reazione di Maria, in Lc 2,51 si usa diatērein , sinonimo che rimanda più alla durata; il suo uso in Gen 37:11; Dn 4.28 metterebbe in evidenza «la perplessità interna di una persona che cerca di comprendere il significato profondo di ciò che gli è stato detto» ( Fitzmyer , Luca. II, 233).
102 «Maria non coglieva subito tutto ciò che sentiva, ma ascoltava volentieri, lasciando che gli avvenimenti affondassero nella sua memoria, e cercando di trarne un significato… L›idea della sua crescita come credente si adatterebbe anche a 2,51, dove lei conserva nel suo cuore le parole difficili di Gesù, che contengono un rimprovero per lei» ( Brown – Donfried – Fitzmyer – Reuman , María, 150).
103 Fitzmyer , Lucas. II, 205. «Erano contadini, collocati in fondo alla scala del potere e dei privilegi… La buona notizia arriva ai contadini, non ai governanti; gli umili si innalzano» ( Verde , Luca, 130-131) .
104 Bovon , Lucas . Io, 192 .
105 “Quali lettori non possono identificarsi con lo shock, l’angoscia e la confusione dei genitori, o la tensione provata dall’adolescente tra la pietà dovuta ai genitori e l’attrazione di una vocazione più elevata?” ( Johnson , Luca , 60).
106 Ancor di più per Giuseppe, che da questo momento scompare dalla storia, e dalla vita di Gesù.
107 «Maria sperimenterà nella propria carne il significato di quella divisione familiare che porterà come conseguenza il compimento della missione di suo figlio; Il suo rapporto con Gesù non si limiterà alla sfera puramente materna, ma implicherà un legame trascendente, superiore ai legami della carne e del sangue, cioè alla fedeltà del discepolo” ( Fitzmyer , Luca. II, 248).
108 Stöger , Lucas . Io, 106.

Relatori

Foto do Pe. Juan Bartolomé, SDB

Don Juan José Bartolomé

Orario e location

  • 31 agosto 2024
  • 09:30 - 10:15
  • Auditorium